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INTRODUZIONE
Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito al formarsi di una nuova corrente del pensiero architettonico che ha assunto la nozione di tipo come una delle pietre miliari della propria costruzione teorica.
Nella prospettiva tipologica acquista nuova forza il valore della forma come fondamento dell'architettura. La forma è vista come portatrice di senso.
Il tipo architettonico si definisce per la presenza di una invariante formale che si manifesta in esempi diversi e si situa a livello della struttura profonda della forma.
L'idea di tipo si presenta come un procedimento conoscitivo attraverso il quale la realtà dell'architettura rivela il suo contenuto essenziale e come metodo operativo che costituisce la base dello stesso atto 838d33i progettuale.
L'IDEA DI TIPO COME FONDAMENTO EPISTEMOLOGICO DELL'ARCHITETTURA
UN ENUNCIATO LOGICO SULLA FORMA
In generale ci atteniamo al significato che il termine tipo possiede nel linguaggio non specializzato, vediamo che esso equivale a una forma generale o a un insieme di proprietà che sono comuni a un certo numero di individui o di oggetti. Tipo è sinonimo di classe, famiglia, genere.è cioè una categoria che risulta dalla classificazione su un insieme di oggetti.
Questa accezione generale è la stessa che applichiamo parlando di tipo architettonico riconoscendo caratteristiche comuni che ci permettono di identificare classi di edifici. La creazione dei tipi dipende dal criterio con cui si effettua la classificazione.
Un tipo architettonico è un enunciato che descrive una struttura formale.
-il tipo è di natura concettuale, non oggettuale: esso riunisce una famiglia di oggetti che posseggono tutti le stesse condizioni essenziali.
-il tipo comporta una descrizione attraverso la quale è possibile riconoscere gli oggetti che lo costituiscono.
-il tipo si riferisce alla struttura formale, parliamo di tipi dal momento in cui riconosciamo l'esistenza di similitudini strutturali tra oggetti architettonici.
Una delle migliori definizioni che conosciamo dell'idea di tipo in architettura proviene da un testo letterario: Victor Hugo nel suo romanzo Notre-Dame de Paris: " I grandi edifici, come le grandi montagne, sono opera dei secoli. Spesso l'arte si trasforma quando non sono ancora compiuti: il lavoro continua pacificamente secondo l'arte trasformata. La nuova arte prende il monumento dove lo trova. La cosa si compie seguendo una legge naturale e tranquilla."
E' quanto succede nell'architettura religiosa europea durante l'età cristiana.
Qualunque sia il viluppo di scultore e di ricami di una cattedrale sotto si trova sempre la basilica romana che eternamente si sviluppa sul suolo secondo la stessa legge.
Lo scheletro interno, la disposizione logica delle parti, di cui parla Hugo è esattamente il tipo. Si tratta di qualcosa che è alla radice stessa dell'architettura e degli elementi che la compongono. Per questo permane e riappare sempre nelle sue pur differenti manifestazioni.
La sovrapposizione di diversi stili in uno stesso monumento non è una prova del carattere intercambiabile degli stili, lo stile lega l'architettura alla storia.
Così come lo stile rapporta tutte le opere architettoniche a precise coordinate spazio-temporali, il tipo esprime la permanenza dei suoi aspetti essenziali e pone in evidenza il carattere invariabile di certe strutture formali, che agiscono come punti fissi nel divenire dell'architettura.
TIPO E STORICITA'
Spesso troviamo dei riferimenti a determinati tipi architettonici nei quali la designazione del tipo comporta una dimensione cronologica, che sembrerebbe vincolarlo a specifiche circostanze storiche.
Questa terminologia sembra contraddire la nostra definizione di tipo inteso come principio permanente e quindi protetto dal flusso del tempo. In realtà tale contraddizione non esiste giacchè se depuriamo quelle designazioni da attributi contingenti ci viene rivelata la loro condizione strutturale.
Alcuni casi limite ci mostrano l'idea di tipo indissolubilmente legata a una vicenda storica concreta. E' il caso del tempio greco periptero e del teatro romano.
Attraverso l'idea di tipo ricerchiamo una conoscenza dell'architettura che sia indifferente alla cronologia. Questa momentanea sospensione del tempo storico ci permette di trovare analogie strutturali tra edifici di stile e fisionomia diversi. E' la storia che serve da punto di partenza per ogni ricerca dell'intellegibilità.
Storia e tipologia si presentano come due aspetti complementari dato che la storia mostra i processi in trasformazione, l'analisi tipologica si rifà a ciò che permane identico.
Possiamo affermare che i tipi quali condizione essenziale dell'architettura possono essere compresi solo attraverso la loro storia.
Alcuni critici per risolvere questo conflitto tra tipo e la sua temporalità tendono a circoscrivere la nozione di tipo negli angusti margini di una dicotomia secondo la quale il tipo sarebbe un mero sottoprodotto del processo storico, un risultato al quale condurrebbe in modo meccanico lo sviluppo materiale e la ripetizione di fabbisogni identici, oppure sarebbe una categoria astorica e sovraumana, preesistente alle sue manifestazioni particolari.
I tipi architettonici essendo creati da noi derivano dal nostro sforzo di rendere riconoscibile e intelligibile la struttura profonda del mondo materiale.
Il tipo è il prodotto del lavoro umano in grado di comprendere la realtà e di dotarla di un ordine attraverso l'architettura.
Quando parliamo di tipi non possiamo quindi far riferimento a categorie astoriche perché sfuggendo a spiegazioni strettamente evolutive e a riduzioni cronologiche essi germinano e si trasformano in modo necessario e fatale nel terreno dell'esperienza storica.
Quando si pone il problema di formulare la conoscenza legata alle discipline artistiche sorge un'opinione latente e generalizzata incline a negare qualsiasi strutturazione del sapere artistico nonchè a rifugiarsi in una visione basata sulla presunta condizione ineffabile dell'arte.
Scientificità e artisticità vengono presentati come i poli estremi di una dicotomia, irriducibile: l'arte è vista come qualcosa che riguarda solo il sensibile, impermeabile alla ragione ed esterno a ogni processo logico mentre la scienza viene intesa quale mera accumulazione e ordinamento di esperienze estranee al campo dell'immaginazione.
Karl R. Popper nel suo sforzo di comprendere e di esplicitare i meccanismi attraverso i quali si produce la conoscenza umana e la conoscenza scientifica egli non perde l'occasione di segnalare la profonda analogia che soggiace ai metodi dell'arte e della scienza. Il lavoro scientifico si configura come parte integrante del pensiero creativo.
Ogni formulazione scientifica costituisce un atto creativo, comporta un'interpretazione ed esige una presa di posizione personale.
La scienza applica principi astratti e leggi universali ma il mondo dell'architettura si compone di oggetti fisici caratterizzati dalla loro particolarità e singolarità.
Indirizziamo la nostra attenzione sul linguaggio,proseguendo nell'esplorazione dei termini in virtù dei quali l'architettura può essere descritta, andremo costruendo una trama conoscitiva sempre più complessa e articolata.
Attraverso questa analisi ci sembra di riconoscere l'esistenza di 3 grandi categorie di concetti universali riferiti all'architettura:
-Gli elementi o parti dell'edificio intesi come elementi materiali che implicano un procedimento costruttivo mediante la cui combinazione o assemblaggio si forma l'edificio.
-Le relazioni formali tra questi elementi o parti cioè concetti che anche se riferibili al mondo dell'architettura appartengono a una disciplina più ampia che possiamo denominare morfologia.
-I tipi architettonici cioè tutti quei concetti che alludono a una struttura, a un'idea organizzativa della forma che riporta gli elementi dell'architettura verso un ordine riconoscibile.
La terza categoria risulta dalla mutua interazione delle 2 precedenti.
Elementi e relazioni costituiscono gli ingredienti che compongono il tipo.
Arriviamo a una nuova definizione di tipo architettonico inteso come principio ordinatore secondo il quale una serie di elementi governanti da precise relazioni acquisiscono una determinata struttura.
Lo schema potendo riassumere con immediatezza ed evidenza alcune caratteristiche della forma costituisce uno strumento operativo fondamentale per il progetto architettonico. Però questo non deve indurci a identificare lo schema con il tipo.
UN'APPLICAZIONE DELL'EPISTEMOLOGIA DI KARL R. POPPER
Popper ha stabilito quello che egli definisce un "epistemologia senza soggetto conoscente" basata sull'esistenza di problemi, teorie, argomenti.intesi come contenuti oggettivi del pensiero, indipendenti dagli stati mentali del soggetto.
Dimostra che un enunciato può derivare deduttivamente da un altro o si possono dare enunciati incompatibili tra di loro, gli stati soggettivi del pensiero di un uomo non possono collaborare o contraddire quelli di un altro uomo. Tra gli enunciati in se stessi possono stabilirsi relazioni logiche, mentre tra gli stati soggettivi del pensiero possono stabilirsi relazioni psicologiche.
Questa distinzione tra soggettività ed oggettività del pensiero conduce Popper a formulare la sua "teoria dei 3 mondi": la realtà si compone di tre mondi o universi ontologicamente distinti tra di loro: il mondo 1 degli oggetti fisici, delle cose materiali; il mondo 2 delle esperienze soggettive, degli stati mentali o di conoscenza; e il mondo 3 degli enunciati e delle teorie in se stesse, dei contenuti oggettivi del pensiero.
E' poco frequente l'accettazione del mondo 3. L'atto del pensiero può essere criticato oggettivamente solo se si formula tramite un linguaggio umano,trasformandosi così in un oggetto del mondo 3, è secondo Popper reale quanto il mondo1 formato dagli oggetti fisici: sono reali sia le cose come le teorie.
Gli abitanti di questo terzo mondo popperiano esistono realmente in quanto sono capaci di incidere sulla trasformazione del mondo materiale. Questa esistenza è autonoma perché gli enunciati e le teorie una volta costruiti esistono indipendentemente dai processi mentali del soggetto.
Popper attribuisce al mondo 2 un ruolo
fondamentale in quanto intermediario tra il mondo 1 e il mondo 3. Non vi è
relazione possibile tra il mondo 1 e il mondo 3 se non attraverso l'azione
mediatrice condotta dal mondo 2. Come il mondo 2 è indispensabile per spiegare
l'universo lo è anche il mondo
Popper sostituisce la tradizionale concezione dualista con una concezione tripartita nella quale l'universo viene concepito come il risultato della mutua interazione tra il mondo degli oggetti fisici e il mondo degli oggetti intelligibili attraverso la mediazione del mondo dei processi del pensiero. Popper sostiene la possibilità di accettare la realtà e l'autonomia del mondo intelligibile ammettendo al tempo stesso che questo sorge come prodotto dell'attività umana.
Elementi, relazioni e tipi formano il nucleo più profondo e specifico di questo mondo 3 architettonico.
-Appartengono al mondo 1 architettonico tutte le opere di architettura siano esse costruite o progettate.
-Formano il mondo 2 architettonico tutti gli stati mentali, i processi di elaborazione e gli atti del pensiero in senso soggettivo, che l'architetto sviluppa durante la concezione, la definizione e l'analisi dell'oggetto architettonico.
-Il mondo 3 architettonico sarebbe costituito da tutti quei concetti ed enunciati che si riferiscono all'architettura, unitamente ai problemi che può creare il loro sviluppo logico e alle proposizioni e teorie alle quali possono dar luogo.
MONDO 1 MONDO 2 MONDO 3
Il senso del percorso da
L'architetto a partire dall'osservazione e dallo studio dell'architettura esistente astrae certi concetti o enunciati, definisce certi problemi generali, elabora un discorso logico riferito alla forma architettonica che costituisce il suo corpus teorica, il suo specifico mondo 3.
Non è possibile progettare un'opera di architettura senza sviluppare un'attività mentale che comporti il rapporto con gli oggetti del mondo 3 architettonico.
-La stretta connessione che esiste tra progetto e analisi, entrambi intesi come procedimenti che l'architetto impiega nella sua duplice attività di ampliare i limiti del mondo 1 e del mondo 3 architettonici; sebbene corrispondano a processi mentali in senso inverso, entrambi rispecchiano una finalità conoscitiva comune.
-L'errore radicale nel quale si incorre quando si pretende di separare la teoria dalla pratica senza rendersi conto che entrambe sono incapaci di sopravvivere in queste condizioni di isolamento; la nostra ipotesi distrugge questa falsa dicotomia e fa suo il celebre aforisma secondo il quale non c'è nulla di più pratico che una buona teoria.
Popper identifica le opere d'arte di se per se come oggetti del mondo 3 considerando il loro supporto fisico come un materiale che è trasceso dal suo contenuto dove appare quindi come l'essenza delle opere stesse. Popper aggiunge una sfumatura secondo la quale le opere d'arte apparterrebbero simultaneamente al mondo 1 per la loro condizione di fenomeni fisici e al mondo 3 per la loro condizione intellettuale.
L'argomentazione di Popper si basa principalmente sulla considerazione che tutto il reale finisce col manifestarsi attraverso un supporto fisico. In effetti tutti gli oggetti del mondo 3 richiedono un supporto fisico per essere formulate e trasmesse. Lo stesso vale per il mondo 3, Popper segnala l'esistenza del,mondo 1 come necessaria condizione dell'esistenza degli altri 2.
Nel lavoro scientifico in generale tutto lo sforzo si concentra sul riconoscimento di enunciati astratti, di leggi universali che sono gli abitanti più caratteristici del mondo 3. Il supporto fisico assume qui un ruolo strumentale.
L'attività artistica ha come finalità principale l'elaborazione di oggetti specifici e singolari, oggetti nei quali il supporto fisico non è qualcosa di strumentale ma ciò che conferisce all'opera il suo pieno significato.
Risulta più adeguato considerare le opere
d'arte come facenti parte del mondo
Tanto lo scienziato quanto l'artista si riferiscono simultaneamente al mondo 2 per quanto riguarda le loro esperienze e al mondo 3 per il problema degli enunciati e dei concetti astratti.
La principale finalità della scienza è quella di formulare teorie e spiegazioni che alimentino il mondo 3 incorporando nuovi oggetti astratti e intellegibili. L'azione della scienza genera attraverso il cammino inverso delle previsioni e delle applicazioni tecniche una serie di processi che influiscono in modo determinante sul mondo 1 degli oggetti fisici.
La finalità principale dell'arte è quella di produrre oggetti fisici singolari e specifici.
La scienza produce oggetti del mondo 3 caratterizzati dalla capacità di apertura e di azione sul mondo 1, mentre l'arte produce oggetti del mondo 1 la cui caratteristica distintiva è la sua capacità di apertura e di azione sul mondo 3.
SCIENZA Mondo 1 Mondo 3
ARTE Mondo 1 Mondo 3
PERMANENZA E TRASFORMAZIONE DEI TIPI
CLASSIFICAZIONE E TIPOLOGIA
L'obbiettivo principale di una classificazione è quello di stabilire le differenze tra i fenomeni analizzati, per poter formare dei comparti contenente le diverse specie e classi, la tipologia per contro è impiegata soprattutto nella ricerca di similitudini o nessi strutturali tra le cose, nel tentativo di invidiare le radici etimologiche comuni che sottostanno a fenomeni diversi.
Nell'Illuminismo gli scienziati si prefiggevano un ordinamento esaustivo di tutto l'universo biologico in classi, ordini, generi, specie, in modo che tutti gli esseri viventi trovassero posto nella tavola classificatoria e che fosse addirittura possibile determinare una qualsiasi specie a partire da valori che assegnava la sua posizione nella tabella. Queste prime classificazioni degli esseri viventi si basavano sull'aspetto esteriore.
Parallelismo tra scienza naturale e architettura lo ai puo' in parte ascrivere al fatto che, nel momento in cui nel campo biologico aumentava enormemente il numero di specie conosciute, anche nel campo architettonico la rivoluzione industriale, imponeva un considerevole ampliamento delle classi di edifici necessarie per accogliere la nuove attività.
Il modello biologico condiziona in modo decisivo le classificazioni dell'architettura.
L'universo dell'architettura sfugge a una catalogazione fissa e definitiva, richiesta invece dalle scienze naturali. E qui ha origine quella distinzione tra classificazione e tipologia. Mentre il fine della catalogazione è descrivere i lineamenti differenziali e stabilire un catalogazione del diverso, la conoscenza tipologica tende a stabilire nessi all'interno di quanto apparentemente è dissimile, creando risonanze tra oggetti e specie diversi.
Filogenesi del mondo biologico presenta una forma ad albero ramificata analoga a quella di qualsiasi classificazione, ogni specie naturale diversificandosi in due o più specie diverse sancisce un processo irreversibile per cui i rami separati non possono tornare a riunirsi per ricreare la specie originaria.
Filogenesi culturale: l'evoluzione della cultura mostra abbondantemente che la combinazione di fattori diversi nonché la confluenza e la fusione di stimoli provenienti da una variata geografia intellettuale è di solito condizione indispensabile per la fecondità del pensiero creativo.
Conviene contrapporre all'albero della filogenesi biologica l'albero delle filogenesi culturale nel quale i rami si fondono e si incrociano, divergono per poi convergere nuovamente restituendo la figura labirintica che simbolizza i meccanismi della creazione umana.
Possiamo stabilire una doppia corrispondenza tra filogenesi biologica e classificazione, e filogenesi culturale e tipologia. La prima coppia presenta una forma statica e discontinua, mentre la seconda si distingue per la sua forma dinamica e intrecciata.
Il tipo è un idea nitida e precisa, raramente un edificio riproduce solo quell'idea, essendo il prodotto della fusione e dell'intreccio di idee diverse.
Il metodo tipologico si riferisce all'esistenza di processi generativi che ne ampliano progressivamente il campo di analisi.
INCROCI TIPOLOGICI
I tipi non si chiudono in compartimenti stagni ma si intrecciano tra di loro favorendo la proliferazione degli oggetti.
Direzionalità e centralità, percorso e luogo cono due principi basilari nell'organizzazione dello spazio fisico che si ripropongono in modo ricorrente in ogni epoca e cultura. A Roma si possono incontrare le prime manifestazioni complessive e depurate dell'idea di spazio centrale e direzionale.
ES. Il Pantheon e San Giovanni Laterano.
Si tratta di due forme opposte di configurazione spaziale ma questa opposizione è interattiva. E' infatti frequente nell'apparizione di tensioni direzionali negli spazi centrali; è facile riscontrare negli spazi direzionali la presenza di forme embrionali di centralizzazione.
Il tempio che appare già nelle remote civiltà mesopotamiche è concepito come un ambiente allungato e profondo e deriva probabilmente dall'architettura della casa stessa.
Quando l'uomo cominciò ad insediarsi stabilmente si verificò un graduale mutamento nei suoi rapporti con le forze invisibili.
Alla concezione del tempio come casa del dio sorge l'idea del tempio come pura rappresentazione del sacro, la cui forma deve simbolizzare la natura del dio che si venera. La presenza del dio si traduce nell'individuazione di un centro. Da questa idea deriva l'identificazione del tempio con la pianta centrale. Le potenzialità del centro sono di ordine cosmologico: esso non si limita a ordinare la configurazione dell'edificio ma struttura virtualmente la globalità dello spazio fisico. Ogni tempio definisce sempre un centro quanto meno in senso topologico.
Già in alcuni esempi dell'antichità si verifica un accostamento fisico dei due archetipi nella forma del contatto o della giustapposizione. E' il caso del complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme. In questo caso il tipo direzionale e quello centralizzato sono ancora forme indipendenti e incontaminate, oggetti legati da una relazione di reciproca attenzione. Presto questa tensione all'avvicinamento si convertirà in un autentico corpo a corpo, che stabilisce la penetrazione e l'insinuazione di un tipo nel seno dell'altro.
ES. S.Vitale a Ravenna: spazio longitudinale che sviluppa rompendo la simmetria polare e che ha l'evidente funzione di provocare il predominio di uno degli assi radiali dell'ottagono stabilendo un principio di direzionalità.
Inversamente in alcune basiliche dell'epoca paleocristiane si manifesta la ricerca di un principio di centralità, che contrasti in parte la potente direzionalità delle navate. I primi tentativi in questo senso ruotano intorno alla formazione del transetto. L'intersezione della navata con il transetto genera un centro nel quale di solito viene individuato l'altare.
Successivamente questa disposizione evolve fino alla struttura cruciforme.
Si va decantando l'idea del tipo cruciforme concepito come doppio spazio direzionale nel cui punto di intersezione si definisce una spazio centrale.
Il tipo della chiesa cruciforme inteso come conciliazione tra tendenza direzionale e centrale sorge nel seno della cultura bizantina.
ES. Chiesa degli Apostoli a Costantinopoli
Il tipo direzionale della basilica si caratterizza per il suo snodarsi progressivo lungo la linea orizzontale che va raccogliendo i diversi elementi, nel tipo centralizzato domina la componente verticale che si innalza dal centro verso il vertice dell'edificio.
La forma della croce non è l'unica soluzione possibile al problema di conciliare l'achietipo direzionale e quello centrale.
ES. Santa Sofia a Costantinopoli: centralità e direzionalità sembrano dissolversi e fondersi l'uno nell'altro.
In epoca rinascimentale i bracci della croce non sono concepiti come navate autonome e longitudinali ma come prolungamenti ed echi del grande nucleo centrale dominato dalla cupola.
Questo tipo architettonico si consolida e raggiunge la massima espressione proprio a Istambul.
La mosche di Solimano a Istambul riproduce alla lettera la struttura spaziale di Santa Sofia accentuandone la simmetria polare riducendo la pianta a un quadrato. In Santa Sofia la grande sala centrale e le navate laterali appartengono a due mondi separati e costituiscono esperienze spaziali autonome.
Nelle moschee l'indeterminatezza onirica che pervade Santa Sofia svanisce lasciando il posto a un'atmosfera tersa e diafana in cui gli spazi subordinati non restano seminascosti ma si espongono e si sottomettono alla irradiazione della grande cupola.
L'indeterminatezza carica di tensione che emana dalla costruzione bizantina, si placa nelle moschee che raggiungono una quiete e una stabilità superiori perdendo di conseguenza parte della sua potenziale energia.
L'architettura costruire uno scenario dove possono svolgersi le attività umane: questa è la sua utilità.
La forma architettonica integra tutti gli aspetti particolari dell'uso definendo una finalità più generale e comprensiva. Il senso della forma non si esaurisce nel soddisfacimento di una funzione, ma la ingloba e la supera acquistando una sua propria autonomia.
Tali considerazioni ci riportano alla nozione di tipo.La forma che costituisce il tipo non è una forma astratta, estranea ai problemi pratici o libera dalla contaminazione con la realtà.
Lo studio tipologico le considera manifestazioni dei modi di vita e della relazione dell'uomo con il suo ambiente, analizza la forma architettonica nella sua autonomia cercando di comprendere i legami che questa stabilisce con la società e la cultura intese in senso lato.
Rossi mette in discussione la concezione del funzionalismo secondo cui le funzioni riassumono la forma e costituiscono univocamente il fatto urbano e l'architettura, a un organo per cui le funzioni sono quelle che giustificano la sua formazione e il suo sviluppo e le alterazioni della funzione implicano una alterazione della forma.
La forma è più duratura di qualsiasi sua utilizzazione.
L'uso che si attribuisce all'architettura ha un carattere contingente e può modificarsi anche se la forma resta sostanzialmente inalterata. Tale persistenza è il fondamento del tipo.
In un certo periodo determinate forme si trovano insistentemente legate ad alcune attività concrete tipi architettonici. Esse non sono cioè fisse e immutabili ma si trasformano con il mutare dei parametri di riferimento dell'architettura.
L'utilità presa isolamente non può costituire il fondamento conoscitivo dell'architettura.
Esiste una radicale discontinuità tra il territorio dell'utilità e territorio dell'architettura, una discontinuità che può essere colmata solo dalla forma. Soltanto attraverso la forma l'architetto può rispondere alle legittime richieste che gli presenta l'utilità. Un oggetto oltre a possedere una figura evidente e visibile possiede anche una figura latente ed invisibile individuabile solo intellettualmente alla quale diamo il nome di forma.
Non si riferisce più ai caratteri singolari dell'oggetto ma alla sua dimensione universale.
La questione dell'utilità costituisce la condizione a priori affinché l'architettura si manifesti.
L'architetto indaga le similitudini strutturali che si possono creare tra gli archetipi del comportamento umano e le forme del mondo materiale.
L'operazione attraverso la quale l'attività acquista una forma stabile costituisce l'architettura.
Si può intendere il rito come punto di unione e di tangenza tra il mondo della forma e quello dell'attività, l'unico punto a partire dal quale può nascere l'architettura.
TIPO E LUOGO
Ogni volta che lo stesso problema si ripropone si risponde con una soluzione già sperimentata, senza ripetizione difficilmente si può parlare di tipo.
La ricerca del nuovo e dell'insolito è qualcosa di estraneo alle istanze artistiche. Il tipo non può generare una ripetizione senza differenza.
La somiglianza esclude un rapporto di pura ripetizione. Essendo la somiglianza la natura stessa del tipo non si può sperare che l'idea di ripetizione ci fornisca la chiave per comprendere glio oggetti che ad esso appartengono.
L'architettura radicandosi in uno spazio preciso resta avviluppata nelle caratteristiche del luogo.
Tipicità e unicità, tipo e luogo, appaiono così termini di un processo attraverso il quale l'architettura prende forma. Il tipo rappresenta la dimensione generica, universale e astratta, il luogo si identifica con gli aspetti particolari, singolari e concreti.
Il fenomeno della contiguità o compresenza del tipo ha una dimensione universale. Questa ripetizione nello spazio è soltanto un caso particolare e un correlato logico della ripetizione nel tempo. E' possibile che l'anima della città non sia altro che il riflesso di questa straordinaria armonia che si stabilisce tra tipo e luogo.
TIPO E STRUTTURA
CRITICA ALL'APPROCCIO SEMIONTICO
La nostra concezione tipologica gravita attorno alla nozione di struttura.
Strutturalismo:metodo di analisi dei fenomeni volto a determinare la struttura nell'ipotesi che in essa risieda il loro principio di formazione e di intelligibilità.
Il metodo strutturale consiste nell'indagare la struttura comune a sistemi diversi che, in linea di principio, si presentano come eterogenei.
Mettere in rapporto una serie di fenomeni fino ad allora considerati differenti, tramite un numero ristretto di regole è l'obbiettivo dell'analisi tipologica in architettura.
Il metodo strutturale non esaurisce il suo campo di azione nello studio della lingua, né deduce in modo esclusivo da questo i suoi strumenti di lavoro.
Lo strutturalismo è in prima instanza uno strumento di analisi formale e relazionale.
L'aspetto comunicativo non è pertinente alla natura dell'architettura.
Categorie epistemologiche come la nozione di struttura, data la loro astrazione e generalità, possono essere trasferite e applicate senza distorsioni a campi molto diversi della conoscenza tra i quali l'architettura.
Il ruolo fondamentale dell'architettura è quello di riflettere l'uso cui è destinata il che equivale a dire che l'uso di per sé è in grado di determinare la forma.
Nelle forme artistiche è predominante il carattere di costruzioni sintattiche create a partire da elementi dati e che non rimandano al piano della significazione.
Identificare forma e segno equivale ad ammettere implicitamente la distinzione convenzionale tra la forma e il contenuto.
L'obbiettivo prioritario dell'artista è la perfezione dell'opera.
La pura costruzione dell'arte riflette i significati come mera virtualità, senza che questi siano contenuti in essa, allo stesso modo in cui uno specchio riflette il mondo delle cose. La forma artistica non si spiega in base a cio' che riflette. E' un artefatto a un tempo perfetto ed enigmatico compiuto e aperto.
IL CONCETTO DI TRASFORMAZIONE IN ARCHITETTURA
L'analisi strutturale sarebbe necessariamente limitata gli aspetti concernenti la comunicazione e il significato.
La struttura è una totalità non riducibile alla somma delle sue componenti. Parliamo di struttura in riferimento a un insieme di elementi relazionati secondo forme diverse di articolazione grazie alle quali l'insieme cessa di essere una mera somma disgregata di parti e acquisisce una specifica coesione interna. L'analisi strutturale non si incentra sugli elementi presi isolatamente,ogni elemento assume un valore suo proprio solo attraverso le relazioni che stabilisce con gli altri.
La stessa parola struttura esprime il desiderio di rendere intelligibile mediante un processo di astrazione progressiva una realtà eterogenea e complessa che si manifesta all'insegna della frammentarietà.
Al di sotto delle innumerevoli variazioni superficiali che i fenomeni presentano esiste un numero limitato di strutture profonde alle quali essi possono essere ricondotti.
Un processo sottostà all'applicazione delle idee tipologiche nella conoscenza architettonica che induce a sopprimere le barriere fittizie imposte agli ordinamenti cronologici, dalle divisioni in stili e dalle classificazioni in generale.
L struttura manifesta in modo di essere generale degli insiemi a cui si può applicare, che consente di stabilire corrispondenza tra insiemi costituiti da elementi eterogenei sul piano della costruzione materiale.
La struttura tende a spostare l'analisi dagli elementi alle loro relazioni, l'elemento acquista un senso pieno solo in rapporto alla posizione relativa che la struttura gli assegna.
L'analisi tipologica si propone di penetrare all'interno dei fenomeni al di là delle loro manifestazioni apparenti per individuare le costanti formali riconducendoli a una radice comune.
Il concetto di trasformazione viene inteso come principio costruttivo della struttura. Parlando di sistema di trasformazioni si sottolinea il fatto che la struttura non è qualcosa di statico, inerte, chiuso in se stesso ,a una realtà in perpetua formazione interessata da processi generativi capaci di incorporare nella struttura nuove componenti che la arricchiscono e la ampliano.
I tipi architettonici come struttura costantemente in formazione sono sottoposte a una serie di trasformazioni interne attraverso le quali si dispiegano progressivamente le proprietà potenzialmente contenute nella struttura.
Ogni architettura può essere intesa come risultato di una serie di trasformazioni operate su altre architettura.
L'architettura non inventa in ogni occasione una forma diversa. Ogni cosa deriva da qualcosa; ed è esattamente questa concatenazione e continuità delle esperienze che assicura la loro mobilità e apertura.
La trasformazione di un edificio esistente risulta essere un caso particolare di un accezione più generale del concetto di trasformazione secondo la quale ogni progetto è il risultato di una serie d trasformazioni operate su altre architetture pensate o costruite che gli servono da fondamento.
IL TIPO COME STRUTTURA ELEMENTARE
Il concetto di trasformazione assume pertanto un'importanza centrale per il nostro approccio. Strettamente correlata è la nozione di struttura elementare.
Per Claude Levi-Strauss la struttura elementare costituisce il livello irriducibile di ogni analisi strutturale, lo stadio finale nel lavoro di progressiva scomposizione analitica dei fenomeni studiati.
I tipi architettonici non sono altro che strutture architettoniche elementari, nuclei irriducibili che costituiscono il livello ultimo dell'analisi strutturale, al di là del tipo possiamo individuare separatamente elementi e relazioni, ma non possiamo più parlare di un complesso di elementi connessi che formano una struttura architettonica.
Variazione,concatenazione, sovrapposizione: questi tre tipi di processi che ci consentono di caratterizzare le trasformazioni di alcuni monumenti, sono nello stesso tempo procedimenti fondamentali in cui può articolarsi il progetto architettonico. Lavorando con i tipi architettonici l'architetto resta imprigionato in essi. Si tende ad assumere il tipo come il motore di una costruzione formale illimitata e a considerare il progetto come l'ambito in cui ha luogo l'interazione tra tipi, lo scenario della loro costante re-invenzione.
-La sovrapposizione tipologica si riscontra di frequente nelle architetture che mirano alla integrazione di componenti o aspetti diversi.
ES. Casa del Fascio a Como
-La concatenazione tipologica è un procedimento abituale in quelle architetture che esibiscono apertamente la complessità e la frammentazione delle loro componenti eludendo qualsiasi tentativo di sottometterle a una legge unica e globale
ES. Villa Adriana a Tivoli
-La variazione consiste nel dispiegamento di un nucleo tematico o struttura elementare attraverso una serie di variazioni che da esso derivano e che a loro volta lo replicano e lo modificano.
ES. Moschea del Venerdì di Isfahan
GLI ELEMENTI E IL TUTTO
Questa componente astratta e relazionale del pensiero moderno ha determinato una svolta sostanziale nella comprensione dei problemi tipologici: il passaggio da una concezione statica del tipo a una concezione dinamica per la quale il tipo è l'equivalente di una struttura.
Durand pone l'accento sulla composizione come strumento del progetto aprendo la strada alla possibilità di una progettazione meno precostruita che non obbedisca al determinismo del modello ma risulti dalla combinazione adeguata delle parti e degli elementi che compongono il repertorio dell'architettura.
Durand si propone un metodo che consenta di elaborare con facilità e con successo il progetto di qualsiasi edificio: -scelta adeguata degli elementi
-formazione delle diverse parti dell'edificio mediante la connessione degli elementi
-combinazione di dette parti nel complesso dell'edificio
L'edificio sorge come combinazione e sommatoria degli elementi che lo costituiscono.
Linazasoro conferisce alla tipologia uno statuto prevalentemente strumentale e tende a ridurla a principio di classificazione. L'analisi tipologica intesa come mera catalogazione permette di estrapolare la nozione di tipo a tutti i livelli dell'architettura.
Da parte di Moneo il tipo con quella concezione più globale e unitaria propria dell'architettura del passato nella quale gli edifici sorgevano dell'imitazione dei grandi modelli stabilendo così una linea di continuità che sarebbe caratteristica del procedere tipologico.
Se l'architetto non può più servirsi dei modelli del passato per elaborare i programmi edificatori che l'epoca richiede è necessario mettergli a disposizione uno strumento con il quale possa affrontare qualunque programma senza la dipendenza obbligata da quei modelli. Questo strumento non sarà altro che la composizione.
In architettura il privilegiare esclusivamente il processo costruttivo che va dagli elementi al tutto, comporta il rischio di impoverirla e snaturarla. E' necessaria anche una struttura, un'idea generale che governi le relazioni che si stabiliscono tra quelli in funzione di determinati obiettivi.
La funzione principale dell'analisi tipologica sarebbe quella di fornire all'architetto un repertorio di pezzi con il quale procedere al montaggio dell'architettura.
Il modello inteso secondo l'esecuzione pratica dell'arte è un oggetto che si deve ripetere tal qual è; il tipo è un oggetto secondo il quale ognuno può concepire delle opere che non si rassomiglieranno punto fra loro.
Cio che caratterizza la struttura è la sua dimensione relazionale il cui fattore essenziale non sono né gli elementi né il tutto ma le relazioni che determinano la sua costituzione e le operazioni sugli elementi che permettono la formazione del tutto.
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