Religione (termine, questo, che
molti giudicano improprio, se riferito al Buddhismo vedi: Religione) universale a carattere
salvifico-liberatorio, fondata sulla predicazione del Buddha. Assume
connotazioni varie secondo le zone di diffusione. E' una delle più grandi
religioni del mondo perché pone come elementi essenziali dell'esperienza
religiosa le tematiche del destino dell'uomo e il problema dell'angoscia, del
dolore, della precarietà dell'esistenza umana, proponendo una sua originale via
di superamento e di liberazione, fondamentalmente più filosofica che religiosa.
Il budda
Nato verso il 465 a.C.
da una ricca famig 929b17j lia degli Shakya, una stirpe che dominava il paese e che
aveva come capostipite leggendario il re Okkava. Figlio di un raja, cioè di un
capo eletto dai maggiorenti cui è affidato il potere di governare, gli viene
imposto il nome di Siddharta ("quegli che ha raggiunto l'illuminazione") o di Gautama (l'appartenente al ramo
_ gotra_ degli Shakya), ma in seguito sarà indicato con altri appellativi sui
quali emerge quello di Buddha che significa :
l'Illuminato, il Risvegliato.
Fu allevato in mezzo alle comodità e ad lusso principesco, si sposò ed ebbe
anche un figlio. Tuttavia, nonostante le precauzioni del padre, anche lui
incontrò le miserie umane: un vecchio, un cadavere, un mendicante. Questi
tristi realtà della vita lo impressionarono profondamente. Desideroso di
conoscere le cause della miseria presente nel mondo, a circa 30 anni abbandonò
tutto e tutti per condurre vita eremitica alla ricerca di una soluzione
dell'enigma della vita.
Insoddisfatto delle risposte di altri maestri, dopo digiuni estenuanti, capì
che la conoscenza della salvezza poteva trovarla solo nella meditazione
personale. Abbandonò le mortificazioni eccessive e a 35 anni, dopo quarantanove
giorni di riflessione ai piedi di un albero di fico, in una notte di luna piena
del mese di maggio, raggiunse l'illuminazione. Comprese le Quattro nobili
verità: sul dolore, sull'origine del dolore, sulla soppressione del dolore,
sulla via che porta alla soppressione del dolore. Animato da profonda pietà per
gli uomini e dal desiderio di salvarli, si diresse verso Benares seguito da
cinque discepoli affascinati dalla bellezza della sua dottrina e percorse per
oltre quarant'anni il Nord dell'India insegnando e predicando il suo messaggio
di speranza e di felicità che si raggiunge non come dono dalla grazia di Dio ma
come conquista del proprio intelletto e della propria volontà; anche perché su
Dio, Buddha preferì tacere.
Secondo le tradizione Buddha morì all'età di
80 anni, circondato dai suoi seguaci, tra i quali il discepolo prediletto
Ananda, al quale lasciò le sue ultime disposizioni. Prima di spirare,
rivolgendosi ai discepoli disse: "Ricordate, o fratelli, queste mie
parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate con diligenza
la vostra propria salvezza!"
Con la morte di Buddha, datata al 486 a.C., inizia il vero
cammino del buddhismo come movimento religioso.
Dottrina
La dottrina buddhista si fonda sulle Quattro Nobili Verità, che Buddha comprese
sotto l'albero della Bodhi (=illuminazione), e sugli strumenti pratici
attraverso i quali ogni discepolo può realizzare la liberazione dal dolore-esistenza,
cioè l'Ottuplice Sentiero che porta alla meta salvifica.
Per realizzare le quattro Sante Verità (sul dolore, sull'origine del dolore,
sulla soppressione del dolore, sulla via che porta alla soppressione del
dolore) il discepolo deve passare dalla sua condizione di ignoranza a quella di
conoscenza liberatrice attraverso una via lunga e difficile.
La verità sul dolore fa emergere il carattere negativo dell'esistenza nella sua
condizione fluttuante dalla nascita alla malattia, alla vecchiaia e alla morte.
Distruggere il dolore, l'esistenza, il samsara (il circolo della vita; sam = girare
intorno; nascita-morte-rinascita) e pervenire alla consapevolezza delle Quattro
Verità.
La prima Verità fa prendere coscienza che la nascita è dolore, la malattia è
dolore, la vecchiaia è dolore, la morte è dolore, la separazione da ciò che si
ama è dolore, l'impossibilità di soddisfare i propri sensi è dolore.
La seconda Verità insegna che il dolore ha origine nella sete del piacere,
nella sete dell'esistenza, nell'attaccamento agli esseri e alle cose.
La terza Verità insegna che la sete dell'esistenza può essere soppressa
distruggendo totalmente il desiderio, rinunciandovi: si raggiunge così il
Nirvana.
La quarta Verità spiega in che modo si può spegnere la sete dell'esistenza.
Ogni fenomeno sensibile ha una causa, che a sua volta è l'effetto di una causa
interiore: perciò è condizionato e dipendente. Allo stesso modo ogni condizione
di vita è assoggettata a tutte le cause che la precedono nella catena e a tutte
le cause che la seguono; di essa si può solo affermare l'impermanenza, il
carattere di precarietà e di transitorietà. E' solo la fase del divenire. La
stessa legge di condizionamento si applica ai fenomeni della coscienza e alla
personalità: ogni individuo ha delle predisposizioni, vale a dire è
condizionato dalla catena delle cause, dal flusso dell'esistenza (la catena
nascita - morte = samsara). Egli è formato da anima e coscienza, che non sono mai separabili e sono
composti da cinque gruppi di aggregati o fenomeni:
1° rupa, la parte corporea o sensibile;
2° vedana, la sensazione di piacere e di dolore;
3° samjna, la percezione, la rappresentazione;
4° sankhara; le predisposizioni, le forze attive ed elementari che si originano
dal karma (la legge di causa e d'effetto) e determinano la vita;
5° dijnana, la coscienza.
Dunque, dopo il faticoso cammino della presa di coscienza delle tre Verità, la
quarta Verità indica al discepolo la via da raggiungere per raggiungere la
salvezza, il Nirvana (=estinzione), inteso come totale liberazione dal dolore e
dalla catena delle esistenze. Gli strumenti o l'Ottuplice Sentiero sui quali si
fondano l'etica e le tecniche acetiche buddhiste sono:
1. la Retta
Comprensione, cioè l'incondizionata adesione alle Quattro
Verità;
2. il Retto Pensiero, cioè l'impegno a tenere lontano da sé ogni desiderio,
odio o malizia;
3. la Retta Parola,
cioè l'astensione dalle parole false;
4. la Retta Azione,
cioè l'astensione dall'uccidere esseri viventi, dal furto e dall'adulterio;
5. il Retto Comportamento (Condotta) di vita, cioè la pratica di tutte le norme
che riguardano l'agire;
6. il Retto Sforzo, cioè la volontà di incrementare le qualità buone;
7. il Retto Ricordo (Retta Consapevolezza), cioè la condizione della mente priva
di confusione che aiuta a perseverare nella via di salvazione e a non cedere ai
desideri;
8. la Retta
Concentrazione, cioè il raccoglimento della mente che
disperde la falsa concentrazione e porta allo stato di abolizione della
coscienza e della non-coscienza.
La liberazione quindi non dipende soltanto dalla conoscenza dell'ignoranza, ma
anche dall'osservanza delle norme (sila) di comportamento. fonte: www.ica-net.it/pascal/religioni/index.htm