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Capitolo 1. Il Globo terrestre nel cosmo
L’astronomia è lo studio degli astri e dei fenomeni celesti, è una delle scienze più antiche che, nel passato, veniva praticata da sacerdoti e navigatori.
Può comunque essere considerata una scienza moderna, poiché opera in settori di assoluta avanguardia nel campo scientifico; le sue specializzazioni sono: la cosmologia, l’astrofisica e la geografia astronomica.
Fin dai tempi remoti l’uomo si è posto domande sulle origini, la composizione e le dinamiche dell’universo (che si espande ed è perennemente in crescita).
All’incirca 13,7 miliardi di anni fa, la materia dell’Universo era concentrata in un’unica “sfera primordiale”; a causa della sua gigantesca massa e del suo enorme calore, essa esplose, diffondendosi in ogni direzione, creando le galassie.
Le componenti fondamentali dell’Universo sono:
Le Galassie: raggruppamenti di miliardi di stelle, nonché di nebulose, grandi concentrazioni di materia interstellare, costituita da polveri e gas;
I Pianeti ed i loro satelliti: corpi celesti privi di luce propria che riflettono la luminosità di una stella vicina;
Asteroidi, Meteoriti e Meteore: corpi rocciosi di differente diametro;
Le stelle: corpi cele 454h75e sti luminosi, con vita propria che hanno origine da nubi interstellari. Esse sono contraddistinte da tre fattori: la luminosità, il colore e la temperatura.
Il sistema solare è composto dal Sole, da 9 pianeti (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone) con i relativi satelliti ed asteroidi e da comete, meteoriti e gas, che derivano dalle particelle del vento solare.
Il Sole costituisce il 99,85% della massa del sistema solare, ha una massa circa 300000 volte maggiore di quella della Terra, a cui dista circa 150 milioni di km e si muove alla velocità di 250km/s.
Della natura interna del Sole non abbiamo informazioni dirette, però possiamo teorizzare che sia diviso in 3 parti: il nucleo (parte profonda con radiazioni), la zona radioattiva (dove vi è un passaggio di energia) e la zona convettiva, ovvero il guscio esterno.
La Terra è soggetta a diversi movimenti: il moto di rotazione (il succedersi del giorno e della notte), il moto di rivoluzione (l’alternarsi delle stagioni), il movimento conico (equinozi) ed il movimento di oscillazione, gli ultimi due sono detti “moti millenari”.
Sia il movimento di rotazione, che quello di rivoluzione avviene in senso antiorario; nel moto di rivoluzione la Terra compie una traiettoria ellittica attorno al Sole, che occupa uno dei fuochi); la distanza massima dal Sole, l’Afelio, viene raggiunta a luglio ed è pari a 150 milioni di km, mentre quella minima, il Perielio, corrisponde a 147 milioni di km ed avviene a gennaio.
La Luna è l’unico satellite della Terra ed è uno tra i più grandi del sistema solare; essa è il corpo celeste di cui possediamo il maggior numero di informazioni, poiché è stato l’unico ad essere esplorato direttamente.
Il suo raggio è circa 1/4 di quello terrestre, ed è dotata di molteplici movimenti: il moto di rotazione intorno al proprio asse, quello di rivoluzione intorno alla Terra ed il moto di traslazione attorno al Sole.
Capitolo 2. La Terra e la sua morfologia
La Terra ha, approssimativamente la forma di una sfera, suddivisa in quattro involucri principali: la crosta, il mantello, il nucleo esterno ed il nucleo interno.
Tutta la crosta e lo strato del mantello formano un involucro solido, relativamente freddo e dal comportamento rigido, frammentato in numerose zolle o placche: la litosfera.
La distribuzione degli oceani e dei continenti è irregolare, come dimostra la loro diversa concentrazione nei due emisferi in cui è suddivisa la Terra.
L’emisfero boreale risulta nettamente continentale, mentre quello australe è chiaramente più oceanico. L’altitudine media dei continenti è di 850 metri e la profondità media degli oceani è di 3700 metri.
Le fratture della crosta oceanica lungo le dorsali sono zone dove il materiale caldo del mantello risale, si raffredda e, consolidandosi, forma una nuova crosta.
Secondo la teoria della tettonica a zolle, l’involucro più esterno della crosta terrestre sarebbe suddiviso in numerose zolle o placche.
I contatti che avvengono tra i margini delle zolle non sono uniformi, in quanto ci possono essere margini convergenti. Circa 230 milioni di anni fa, si suppone esistesse un unico gigantesco continente, la Pangea, circondato da un immenso oceano, la Panthalassa.
Nel rilievo dei continenti si distinguono 2 principali morfostrutture: gli scudi cristallini e le catene montuose. Gli scudi costituiscono il nucleo centrale dei continenti e derivano da antichissime catene montuose; le catene montuose hanno origine dalla compressione di due placche di crosta terrestre, che si sono spinte l’una contro l’altra.
I fenomeni sismici e vulcanici fanno parte dei processi endogeni, ovvero di quelle forze che producono effetti morfologici anche sulla superficie.
Con il termine “vulcanismo” si indica il complesso dei fenomeni che portano i magmi ed i gas ad essi associati, nell’atmosfera.
I terremoti sono fenomeni molto frequenti, che si possono sovente localizzare in aree geografiche piuttosto ristrette.
Un terremoto si genera quando le pressioni cui sono sottoposte le masse rocciose superano la soglia critica, deformando e frantumando le rocce; dall’epicentro si libera dell’energia che produce una grande scossa e, poi, diverse scosse minori.
Capitolo 3. I Climi
Il clima è l’andamento medio delle condizioni atmosferiche che caratterizzano una determinata area, è l’insieme delle precipitazioni che si verificano con una certa costanza nelle diverse regioni del mondo.
Per definire il clima di un luogo si devono considerare tre principali fattori: la temperatura, le precipitazioni e l’umidità. La temperatura è caratterizzata dai movimenti della terra, dal moto di rivoluzione, dalla distanza dal mare e dall’altitudine; le precipitazioni tendono a diminuire procedendo dall’equatore ai poli; l’umidità non è uniforme sulla terra, e dipende dalla temperatura, infatti, più aumenta la temperatura, maggiore è la quantità di vapore acqueo nell’aria.
I climi tropicali umidi sono caratterizzati dall’assenza della stagione invernale e da una temperatura media mensile vicina ai 26°, per cui l’escursione annua è estremamente ridotta.
Una variazione del clima equatoriale è quello monsonico dell’Asia meridionale, esso è dovuto all’interferenza dei venti che tra maggio ed ottobre spirano dal mare.
I climi aridi dominano regioni contraddistinte da una costante scarsità d’acqua e da un’elevata evaporazione strettamente legata alle temperature.
I climi temperati sono così denominati perché non presentano situazioni estreme di caldo torrido o freddo polare. Essi sono caratterizzati da un ciclo termico stagionale ben distinto.
Il clima mediterraneo è tipico delle regioni occidentali dei continenti, è caratterizzato da inverni miti ed estati calde.
I climi boreali si incontrano nelle estese aree continentali alle latitudini medie, a nord dell’equatore, poiché le terre emerse a sud del Tropico del Capricorno sono di modesta estensione e non permettono condizioni di particolare continentalità.
I climi polari e di altitudine hanno la temperatura media del mese più caldo non supera i 10°; gli inverni sono periodi di notte continua, o quasi, con temperature rigide.
Capitolo 4. L’idrosfera
La distribuzione di acqua sulla Terra, riguarda oceani, bacini superficiali e del sottosuolo, ghiacciai, atmosfera ed il suolo.
Il serbatoio idrico fondamentale è costituito dagli oceani e dai mari, seguiti a grande distanza da ghiacciai, permafrost polare (cioè un terreno permanentemente ghiacciato) e da acque sotterranee.
Laghi, fiumi ed umidità del terreno rappresentano percentuali molto basse, ma è proprio a queste, insieme alle acque sotterranee, che l’uomo attinge abitualmente per il proprio fabbisogno.
L’acqua che ricade direttamente su superfici acquose conclude il suo ciclo ed è pronta ad iniziarne un altro; quella che cade sulle terre emerse, sotto forma di pioggia, grandine o neve, ritorna in parte agli oceani.
Capitolo 5. Le risorse della terra
Tutto ciò che può essere utilizzato dall’uomo per le proprie esigenze, sia allo stato originario sia dopo averlo opportunamente trasformato, è da considerarsi una risorsa naturale. Un bene della natura non può essere considerato una risorsa fino a quando non si è in grado di utilizzarlo.
Le risorse naturali presenti sulla Terra possono essere suddivise in due grandi gruppi: biologiche ed altre risorse fisiche.
Le risorse biologiche riguardano gli esseri viventi impegnati come alimenti; le risorse fisiche sono l’aria, il terreno, i combustibili fossili, le materie prime per la produzione dei metalli e dei materiali da costruzione.
Le risorse naturali possono essere classificate in base a diversi criteri, tra cui la distinzione tra “rinnovabili” e “non rinnovabili”. Le prime non si esauriscono con l’uso e quindi possono essere sfruttate senza limiti, almeno in linea teorica; le seconde sono quelle di cui sulla Terra esiste una disponibilità limitata, o il cui ritmo di generazione è molto più lento di quello di consumo.
I minerali rivestono una grande importanza per lo studio delle caratteristiche della crosta terrestre, ma anche per l’economia umana. Essi si suddividono in 4 categorie principali: metalliferi, non metalliferi, preziosi e materiali per l’edilizia.
I combustibili fossili sono residui di esseri viventi caratterizzati da un alto contenuto di composti organici; si trovano in particolari rocce oppure costituiscono essi stessi delle rocce. Quasi il 90% dell’energia oggi consumata deriva dai combustibili fossili.
L’energia nucleare si ricava soprattutto dall’uranio, che è l’elemento più pesante esistente in natura.
Capitolo 6. Il problema della sostenibilità
L’assetto futuro della Terra e la qualità della vita dipendono essenzialmente dall’equilibrio fra popolazione e risorse e dall’uso che di queste ultime verrà fatto.
Saranno il cibo e l’acqua dolce le risorse essenziali da tutelare e potenziare in futuro.
L’interferenza tra i processi di sfruttamento energetico su vasta scala e processi di evoluzione naturale della superficie terrestre è il cosiddetto “impatto ambientale”.
Capitolo 7. Dagli insediamenti sparsi alle città
Il popolamento delle terre si lega principalmente alle fasce costiere, ai bassopiani, alle vallate. Ogni gruppo umano si distribuisce sulla Terra secondo modalità diverse; le forme d’insediamento che ne derivano variano in funzione dell’ambiente, del genere di vita e del sistema economico-produttivo.
L’uomo, nel corso della storia, ha organizzato il proprio spazio abitabile costruendo centri rurali ed urbani. Questi si sono diversificati per le diverse funzioni.
La città si pone da subito come nodo di relazioni ed attività di una collettività; come luogo di scambi; come centro che coordina la vita di un territorio, esercitando la propria influenza su insediamenti minori circostanti.
All’origine del formidabile sviluppo urbano che caratterizza il mondo attuale vi sono la Rivoluzione Industriale e la conseguente espansione economico-demografica.
Una nuova “generazione” di città si ebbe con la Rivoluzione Industriale: si trattò di centri ampliatisi in grossi agglomerati urbani in funzione della nascita e dello sviluppo delle industrie, sorti generalmente in siti strettamente legati alle fonti di energia e alla disponibilità di materie prime.
Capitolo 8. La crescita urbana
L’evoluzione del rapporto città-campagna, iniziata già nell’Ottocento per corso di diversi fattori, non ha tuttavia coinvolto tutti gli aspetti della vita urbana, pur facendo sempre più crescere il numero di popolazione all’interno di un grande centro urbano.
L’espansione della città si attua attraverso:
disseminazione: la città cresce a macchia d’olio;
sviluppo tentacolare su un unico asse o su più assi, con creazione di nuovi insediamenti;
cattura di centri minori nel tessuto urbano della città madre.
La megalopoli si presenta, come una vasta area urbanizzata, in cui singole città e aree metropolitane sono connesse fra loro da una fitta rette di relazioni economiche, commerciali, informatiche. Si tratta di un organismo urbano di livello gerarchicamente superiore e storicamente successivo, nella scala evolutiva della città, rispetto alla stessa metropoli.
Capitolo 9. Le funzioni urbane
Per funzione di una città si intende un’attività che risponde ad esigenze sia interne della città sia esterne ad essa. Quando si parla di funzioni urbane ci si riferisce, quindi, a tutte quelle attività capaci di avviare, controllare e mantenere relazioni culturali, politiche ed economiche, di cui è fatta la vita sociale.
Nella città si concentra l’offerta di beni e servizi. Pertanto ogni città presenta un’organizzazione di attività multiple: funzioni di produzione, di servizi, sfruttamento risorse, amministrazione, culturale, eccetera.
I processi deglomerativi, cioè di deindustrializzazione urbana, hanno reso obsoleti ed inutilizzabili grandi impianti, creando nuovi “vuoti urbani”, anche se non tutte le industrie hanno abbandonato la città.
I parchi tecnologici, sono il frutto della diffusione delle innovazioni che sostengono i processi di produzione e di trasmissione della conoscenza e dell’informazione.
Nell’ambito delle funzioni finanziarie, un esempio di localizzazione altamente specializzata, almeno per certi tipi di operazioni internazionali, sono i centri off-shore (i paradisi fiscali), che hanno maggiore elasticità e segretezza rispetto alle normali banche.
Capitolo 11. Le reti urbane
La rete urbana è costituita da un insieme inseparabile di punti, linee e superfici e rappresenta il sistema di circolazione di persone, beni ed informazioni e permette la comunicazione fra città. L’attuale attenzione al fenomeno urbano si traduce in una valorizzazione delle interazioni e relazioni di carattere orizzontale tra le città.
All’interno di ogni nazione si stabiliscono reti urbane centrate sulla capitale o sul principale centro economico.
Capitolo 12. L’uso della carta nella rappresentazione del territorio
La carta geografica, nel senso più estensivo del termine, è una somma d’informazioni ed uno strumento capace di trasmetterle ad un lettore.
Le rappresentazioni cartografiche hanno un proprio linguaggio che segue un codice, che limita il campo dell’arbitraria e soggettiva interpretazione. Scopo della carta è produrre in ogni suo lettore una concezione più efficace della realtà esistente.
Ogni rappresentazione cartografica della Terra nasce, più o meno direttamente, da un’esperienza, da un percorso eccezionale o abituale effettuato, da un racconto, da una descrizione, da uno schizzo; nasce cioè dalla combinazione di testimonianze dirette ed indirette e dalla loro interpretazione.
La scala numerica si rappresenta con una frazione in cui il numeratore è l’unità ed il denominatore è il numero che indica quante volte si deve moltiplicare una distanza sulla carta per ottenere la distanza reale sulla superficie terrestre.
La rappresentazione più fedele della Terra è certamente costituita dal globo, sul quale tutte le forme della superficie terrestre possono essere rappresentate con proporzionalità di dimensione, forma e posizione. L’approssimazione deriva invece dall’impossibilità di riportare su un piano superfici sferiche, senza far loro subire deformazioni.
La carta topografica, è il più esatto sostituto del mondo che ci circonda e ad essa si deve ricorrere per studiare le forme del territorio.
Leggere il territorio attraverso una fonte topografica consente di riconoscere:
gli spazi pianeggianti, collinari e montuosi;
la presenza di sorgenti, valichi e passi;
l’idrografia;
il tipo di costa;
la vegetazione prevalente e le coltivazioni;
la rete delle vie di comunicazione.
Capitolo 14. I sistemi informativi geografici (GIS)
Il GIS è un sistema per raccogliere, archiviare, controllare, elaborare, analizzare e rappresentare dati della superficie terrestre; è l’applicazione dell’analisi geografica a database mediante metodi automatizzati, assistiti dal computer.
I principali compiti di un GIS si raggruppano in 4 categorie:
Input: raccolta, trasmissione e verifica dei dati geografici e statistici;
Memorizzazione: archiviazione dei dati su dischi, nastri o hard disk;
Elaborazione: scala del terreno, reticoli geografici ed inserimento di nomi e legende.
Output: presentazione dei dati in varie forme.
Capitolo 15. La documentazione geografica
Gli strumenti a disposizione del geografo variano dalle carte geografiche ad una ricca e molteplice bibliografia, dall’uso del GIS e dalle banche dati.
Il ricorso alle statistiche, è divenuto comune nei paesi ad elevato livello di sviluppo.
Il settore della memorizzazione e del trattamento dei dati si è sviluppato moltissimo, negli ultimi anni, poiché la necessità di preservare le raccolte dati è di vitale importanza.
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