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LA CINA OGGI - Repubblica Popolare Cinese - COM'È FATTA LA CINA?

geografia




















TESINA DI DEBORA PIAZZI

SCUOLA MEDIA MARZARI PENCATI













MOTIVAZIONE


COM' E' FATTA LA CINA?    pag. 5

LA STORIA DELLA CINA   pag. 7


L'ORDINAMENTO DELLO STATO  pag. 8


L'ECONOMIA pag. 9


FONTI DI ENERGIA E RISORSE MINERARIE pag. 14


POPOLAZIONE    pag. 15


TELEFONIA E INTERNET   pag. 18


INQUINAMENTO AMBIENTALE    pag. 19


TRASPORTI E VIE DI COMUNICAZONE   pag. 20


CONDIZIONI DEGLI OPERAI   pag. 21


LO SVILUPPO SOSTENIBILE   pag. 22



Repubblica Popolare Cinese

La Cina (letteralmente «Paese di Mezzo») è uno stato dell'Asia Orientale, il più popoloso del mondo. Confina a nord con Russia, Mongolia, Corea del Nord, a est con il Mar Cinese orientale, il Mar Cinese occidentale ed il Mar del Giappone,
a sud con il Vietnam, la Birmania, il Laos, il Bhutan e il Nepal, a ovest con l'India, il Pakistan, il Kazakistan, il Tagikistan e il Kirghizistan.



Dati Principali

Nome completo:

Repubblica Popolare Cinese

Capitale:

Pechino (Beijing)

Superficie:

9 596 961 km2 (No.3 nel mondo)

Popolazione:

1 306 313 813 ab. (2005) (No.1 nel mondo)

Etnie:

cinesi Han(91,8%) e Mongoli, Manciù, Miao, Tibetani, Uiguri, Coreani, Yi, Hui e Zhuang.

Lingue:

Mandarino (lingua ufficiale); 8 dialetti con numerose varianti; 55 minoranze nazionali con propria lingua

Religione:

Taoista e Buddista 95%; Islamica 1,5%; Cristiana 3,5%

Ordinamento:

"repubblica socialista unitaria e multinazionale" (22 province, 5 regioni "autonome", 4 grandi municipalita': Pechino, Shanghai, Tianjin e Chongqing) e 2 regioni speciali (Hong Kong e Macao); Taiwan e' considerate dalla Cina come una provincia destinata a ricongiungersi alla madre patria

Tipo di regime:

Democrazia popolare a partito unico, guidata dal Partito comunista cinese

Moneta:

Renminbi (yuan) (1 yuan = 1 renminbi = 0.12 euro al 5.9.2002)

Inno nazionale:

La Marcia dei Volontari

Festa nazionale:

1 ottobre



1. COM'È FATTA LA CINA?


La vasta estensione longitudinale e latitudinale del paese (rispettivamente di 5.200 e 5.800 km) rende conto della grande diversità delle regioni fisiche che compongono il territorio cinese. Questo è in larga parte montuoso: oltre il 43% del territorio supera i 2.000 m e circa l'84% si trova al di sopra dei 500 m. I rilievi più imponenti si trovano nelle sezioni occidentale e centrale, dove si ergono alcune delle catene montuose più elevate del mondo quali il Tian Shan, il Kunlun Shan e l'Himalaya. Nella parte orientale i rilievi si abbassano, fino a raggiungere le regioni pianeggianti, le quali costituiscono poco più del 12% della superficie complessiva del paese. Sono queste pianure alluvionali le aree più popolate, cuore storico del paese, percorse da alcuni dei fiumi più lunghi dell'Asia, come il Chang Jiang e lo Huang He. La complessa conformazione del territorio cinese include numerosi altipiani (i quali coprono circa il 26% della superficie totale), bacini depressionari, situati prevalentemente nelle regioni aride, ghiacciai e superfici lacustri.


REGIONI FISICHE

La Cina può essere suddivisa in sei grandi regioni fisiche, ognuna delle quali è caratterizzata da peculiarità geomorfologiche.

Questa regione comprende a nord il bacino di Zungaria, area semidesertica delimitata a settentrione dai monti Altaj; a sud il bacino del Tarim, situato tra gli elevati rilievi del Tian Shan e del Kunlun. Esso comprende il deserto più arido dell'Asia, il Taklimakan. La sezione orientale del Tian Shan si divide in due catene tra le quali si estende la depressione di Turfan.


IDROGRAFIA

La Cina è solcata da circa 5.000 fiumi, 1.500 dei quali hanno un bacino idrografico con una superficie superiore a 1.000 km². L'estensione della rete fluviale del paese si aggira, complessivamente, attorno ai 220.000 km, di cui 95.000 sono vie navigabili. Circa il 50% dei fiumi del paese, inclusi i tre più lunghi (Chang Jiang, Huang He e Xi Jiang) scorre in direzione ovest-est e sfocia nei mari cinesi, settori dell'oceano Pacifico. Circa il 40% dei corsi d'acqua cinesi ha un corso endoreico: privi di sbocco al mare, questi fiumi vengono cioè assorbiti dal terreno e si riversano negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque evaporano o filtrano nel sottosuolo formando profonde riserve d'acqua. I quattro maggiori fiumi della Cina, considerati tali per l'ampiezza del loro bacino di drenaggio, sono lo Huang He, il Chang Jiang, lo Xi Jiang e l'Amur.


CLIMA

Il clima della Cina è fondamentalmente continentale, ma con forti variazioni passando dalle regioni settentrionali e occidentali a quelle orientali e meridionali. Nelle prime si hanno condizioni semiaride o aride, nelle seconde temperate o temperate umide; nell'estremo sud e a sud-est si trova una limitata zona con un clima tropicale. I monsoni esercitano una profonda influenza sul clima della Cina. Durante l'inverno, venti freddi e secchi soffiano dal sistema di alte pressioni della Siberia centrale, portando temperature basse in tutte le regioni a nord del Chang Jiang e siccità nella maggior parte del paese; in estate, aria umida e calda penetra verso l'interno dall'oceano Pacifico, portando precipitazioni e causando spesso tempeste e manifestazioni climatiche violente. Le precipitazioni diminuiscono rapidamente con l'aumentare della distanza dalla costa e sui versanti sottovento dei rilievi. Le temperature in estate sono relativamente uniformi in tutto il paese, in inverno variano notevolmente da nord a sud.


FLORA

Data la vastità del territorio e la presenza di numerose e diverse regioni fisiche e climatiche, la vegetazione del continente cinese è molto varia. Nel corso dei secoli molte zone sono state diboscate per lasciare il posto a nuovi insediamenti e alle coltivazioni; le foreste naturali sono state salvaguardate solo nelle zone montuose più remote.


FAUNA

Le specie animali presenti in Cina sono molteplici. Endemiche sono alcune specie di alligatori e salamandre, il panda gigante, che vive nelle regioni sudoccidentali, e il capriolo d'acqua (Hydropotes inermis), che si trova unicamente in Cina e in Corea.


GLI USI DEL SUOLO

I terreni destinati alle colture si sono estesi notevolmente rispetto a 15 anni fa: sono infatti passati dal 10 al 14% del totale. Anche prati e terreni destinati al pascolo sono aumentati in superficie dal 30 al 42 %. Le aree boschive invece sono rimaste sempre al 13%, mentre i terreni incolti sono scesi dal 47 al 31%. Lo spazio agricolo non copre 1/7 del territorio cinese.



















2. LA STORIA DELLA CINA

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Nel 1937 la penetrazione giapponese in Cina sfociò in una vera e propria guerra. Entro il 1938 il Giappone aveva invaso la maggior parte della Cina nordorientale, la valle del Chiang Jiang fino ad Hankou, e il territorio di Canton, sulla costa sudorientale. Il Guomindang spostò la capitale e gran parte dell'esercito nell'entroterra, nella provincia sudoccidentale di Sichuan. Durante la seconda guerra mondiale i comunisti, dalla base di Yan'an, occuparono gran parte del territorio della Cina del Nord infiltrandosi in molte zone rurali a ridosso delle linee giapponesi. Riuscirono poi a conquistarsi l'appoggio dei contadini locali, consolidando le basi del Partito e dell'Armata Rossa e aumentandone sensibilmente le fila.


LA REPUBBLICA POPOLARE

Il nuovo regime, imperniato sui principi del Partito comunista cinese e del maoismo, diede vita a una struttura di governo fortemente centralizzata.


POLITICA ESTERA

Cina e Unione Sovietica sottoscrissero trattati di amicizia e di alleanza nel 1950, 1952 e 1954. Durante la guerra di Corea truppe cinesi intervennero a sostegno del regime comunista nordcoreano, mentre dopo la tregua del 1953 Pechino sostenne la lotta del Vietnam contro i francesi. Nel 1955, alla conferenza dei paesi africani e asiatici di Bandung, la Cina si pose alla testa della lotta anticoloniale e della politica del non allineamento.


il GRANDE BALZO AVANTI

Nel 1956 fu portata a termine l'organizzazione collettivistica dell'agricoltura con la creazione delle comuni del popolo, unità socioeconomiche e amministrative di base, con limitata autonomia decisionale, chiamate a dare attuazione ai programmi produttivi stabiliti dalle autorità centrali.

Al centro dell'offensiva maoista vi furono le cosiddette Guardie Rosse che, alla testa di giovani lavoratori, contadini, soldati, invasero le strade, chiusero le scuole e gli uffici, criticando ogni forma di autorità istituita. La rivoluzione culturale colpì prima gli intellettuali, i burocrati, i funzionari di partito, per estendersi in seguito al mondo del lavoro. Centinaia di migliaia di persone vennero fatte oggetto di umiliazioni e violenze pubbliche e spesso costrette a lavori fisici abbrutenti. La struttura del partito fu annientata, e molti suoi alti funzionari (tra i quali il capo dello stato Liu Shaoqi e il segretario generale del partito Deng Xiaoping) vennero rimossi dai loro incarichi ed espulsi.

Nel biennio 1967-68 le lotte sanguinose tra maoisti e antimaoisti provocarono migliaia di vittime. Per porre fine al violento conflitto, l'esercito assunse poteri politici straordinari e disarmò le Guardie Rosse, disperdendole in aree remote per la "rieducazione".


GLI ULTIMI ANNI DI MAO

Alla luce di questi eventi il IX Congresso del Partito comunista, tenuto nell'aprile del 1969, cercò di riportare ordine nella situazione interna, componendo la lotta di potere in corso da tempo ai vertici dello stato. Mao fu rieletto presidente del partito e il ministro della Difesa, Lin Piao (scelto personalmente da Mao), venne indicato quale suo successore. Alcuni posti-chiave, tuttavia, vennero affidati a esponenti moderati, fautori di politiche pragmatiche, come il primo ministro Zhou Enlai (unico vero antagonista di Mao per carisma personale).

3. ORDINAMENTO DELLO STATO

Sorta nel 1949 alla fine di una lunga guerra civile, la Repubblica Popolare Cinese si basa su una Costituzione promulgata nel 1982 (la quarta; le altre tre furono redatte nel 1954, nel 1975 e nel 1978), che la definisce "stato socialista sotto la guida del Partito comunista". Negli anni Novanta sono state introdotte misure a garanzia dei diritti civili dei cittadini e della proprietà privata; le maggiori modifiche hanno riguardato il sistema economico del paese, sul quale è fortemente diminuito il controllo dello stato.


Potere esecutivo

Il presidente della repubblica viene eletto dall'Assemblea nazionale del popolo e rimane in carica per cinque anni. L'Assemblea nazionale elegge anche il primo ministro e il governo. Il primo ministro e il segretario generale del Partito comunista sono le figure più influenti dell'apparato statale.


Potere legislativo

Il sistema legislativo è basato sull'Assemblea nazionale del popolo (Quanguo Renmin Daibiao Dahui), composta da 2979 membri eletti dalle assemblee popolari municipali, provinciali e regionali e dalle forze armate per un termine di cinque anni. L'Assemblea nazionale del popolo è l'organo dotato di maggiori poteri; i suoi membri devono appartenere al Partito comunista oppure essere da esso approvati. L'Assemblea ha la facoltà di apportare modifiche alla Costituzione, stabilire i piani economici e approvare i bilanci dello stato, ma in pratica, a causa dell'alto numero dei suoi membri (2896 nel 1993), si riunisce una volta all'anno. Un Comitato permanente di 155 membri, da essa eletto, la sostituisce in diverse funzioni. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.


Potere giudiziario

Il sistema giudiziario del paese poggia su norme consuetudinarie oltreché su leggi scritte; dalla fine degli anni Settanta la Cina ha in parte adeguato il proprio sistema giudiziario ed è stato riconosciuto ai cittadini il diritto alla difesa legale. L'organo più alto è la Corte suprema popolare, i cui giudici sono designati dall'Assemblea nazionale del popolo.

I reati per cui è prevista la pena di morte sono 68. Secondo Amnesty International, in Cina vengono eseguite ogni anno migliaia di condanne a morte.


Istituzioni periferiche

Il paese comprende 22 province, 5 regioni autonome e 4 municipalità; la Cina considera Taiwan come ventitreesima provincia.


Difesa

Le forze armate sono raggruppate nell'Esercito popolare di liberazione, che conta 2.250.000 effettivi (2002). Il servizio di leva dura tre anni.


Forze politiche

Il Partito comunista (Zhongguo Gongchandang, ZG) è l'unico partito riconosciuto. In Cina agiscono altri movimenti politici, alcuni dei quali sono riconosciuti e controllati dallo stesso Partito comunista, mentre altri, tra cui il Partito democratico e la setta Falun Gong, sottoposti a una dura repressione.

4. L'ECONOMIA


ECONOMIA IN PASSATO

L'agricoltura è da millenni il tradizionale caposaldo dell'economia cinese. Essa si impose sulle pratiche pastorali delle popolazioni nomadi turche e mongole, acquisendo nel tempo un rilevante significato sociale oltre che economico; l'agricoltura e la classe dei contadini, nella visione confuciana, erano infatti centrali per il mantenimento dell'ordine cosmico. L'agricoltura cinese ebbe un forte sviluppo iniziale grazie all'introduzione di innovazioni tecniche sconosciute in Europa e allo sviluppo delle opere per l'irrigazione e il controllo delle acque, di norma realizzate dal potere centrale; per molti secoli si conservò poi scarsamente meccanizzata e fortemente condizionata dai fenomeni naturali.

A partire dall'XI secolo d.C., sotto la dinastia Sung, si sviluppò una economia basata, oltre che sull'attività agricola, sul commercio e su forme sofisticate di artigianato, i cui prodotti erano conosciuti anche in Europa. Alla crescita dell'attività scientifica corrispose peraltro un forte sviluppo delle tecniche agricole e in particolare di quelle per la coltivazione del riso, della seta, del cotone. Sotto la dinastia Sung la popolazione cinese passò in meno di due secoli da poche decine di milioni a più di cento milioni. Con i Ching la Cina conobbe un altro periodo di grande prosperità e di espansione demografica; verso la metà del XIX secolo contava infatti più di 300 milioni di abitanti.

Sconfitta nelle guerre dell'oppio, la Cina fu costretta a concedere alle potenze occidentali consistenti privilegi commerciali e territoriali. L'influenza occidentale, dalle sue basi nelle maggiori città portuali, si spinse verso l'interno del paese. La penetrazione occidentale ebbe effetti deleteri per la società e l'economia cinesi; il paese entrò in una profonda crisi, che nemmeno l'istituzione della repubblica nel 1912 avrebbe risolto. La frammentazione della Cina in una miriade di potentati controllati e difesi dai cosiddetti signori della guerra, l'esplosione del conflitto civile e l'occupazione giapponese peggiorarono la già gravissima situazione.

Nel 1949 la guerra, durata quasi trent'anni, si concluse con la vittoria delle forze comuniste guidate da Mao Zedong. Imposto un regime socialista e nazionalizzate tutte le risorse, il Partito comunista cinese avviò la ricostruzione della struttura economica del paese, rivolgendo una particolare attenzione alle aree rurali e all'agricoltura. Il nuovo governo diede infatti avvio a una riforma agraria che portò alla ridistribuzione della terra a 300 milioni di contadini che furono organizzati in cooperative agricole. Il primo piano quinquennale (1953-1958) cambiò il volto dell'economia cinese, apportando profonde modifiche in tutti i settori e in particolare in quello industriale, con la creazione di una potente industria pesante (vedi Economia pianificata).

Conclusa la collettivizzazione dell'agricoltura nel 1956 con la creazione di comuni rurali ("Comuni del popolo"), nel 1958 il governo cinese avviò un secondo piano quinquennale dagli ambiziosi obbiettivi. Negli anni successivi, gli effetti delle lotte al vertice del potere e una serie di clamorosi errori condussero al fallimento del cosiddetto Grande balzo in avanti, che gettò il paese nel caos e provocò una drammatica carestia nella quale trovarono la morte diversi milioni di persone.

Dopo il 1960 l'economia cinese entrò in un periodo di riassestamento; nel 1965 la produzione, fortemente sostenuta dal governo, raggiunse livelli paragonabili a quelli del precedente decennio. Un terzo piano quinquennale fu avviato nel 1966, ma la sua efficacia fu compromessa dalla contemporanea esplosione dello scontro politico della rivoluzione culturale.

Alla morte di Mao Zedong, avvenuta nel 1976, la Cina si era ormai affermata come uno dei maggiori paesi agricoli e industriali del mondo; in poco più di vent'anni, nonostante i drammatici periodi di crisi economica e politica, aveva raggiunto l'autosufficienza alimentare e creato un forte apparato industriale; inoltre, alla stragrande maggioranza dei cittadini erano garantiti i diritti all'istruzione e alla sanità. Rinsaldatosi sotto la guida di Deng Xiaoping, lo stato cinese promosse una campagna di sviluppo chiamata delle "quattro modernizzazioni" (dell'agricoltura, dell'industria, della ricerca scientifica, dell'esercito), che si proponeva di introdurre, attraverso una profonda ristrutturazione dei comparti produttivi, elementi di mercato nell'economia socialista. Altre misure introdotte negli anni Ottanta favorirono un ulteriore decentramento della pianificazione economica e la liberalizzazione dei prezzi al consumo.

La fase di espansione economica inaugurata alla fine degli anni Settanta fece della Cina la più grande potenza asiatica e una delle maggiori potenze economiche del mondo. Dopo il XIV Congresso del Partito comunista cinese, svoltosi nel 1992, la Cina adottò ufficialmente un sistema economico "socialista di mercato"; l'espressione, non priva di ambiguità, indica un sistema in cui lo stato non ha più il compito di detenere la proprietà dell'apparato produttivo, né di occuparsi direttamente della sua gestione, ma di far sì che lo sviluppo interessi tutte le regioni del paese e che la ricchezza sia equamente distribuita tra le classi sociali e continui a garantire il funzionamento di efficienti servizi pubblici.

Nel 1999 venne introdotta l'ultima importante innovazione, con il riconoscimento ufficiale della proprietà privata. La grande trasformazione economica, se ha fatto della Cina una formidabile potenza economica, ha tuttavia portato in pochi anni alla diffusione di nuovi fenomeni che espongono il paese a forti rischi di destabilizzazione: l'abbandono delle campagne e la concentrazione della popolazione nelle periferie delle città e nei poli industriali; l'aumento della disoccupazione, provocato dalla chiusura di molte industrie statali e dalla ristrutturazione dell'apparato amministrativo; la concentrazione della ricchezza nelle mani di una classe imprenditoriale non sempre all'altezza del suo ruolo; la comparsa di un esteso ceto di poveri; lo sviluppo di acute tensioni sociali, culturali, religiose nella società e tra le diverse regioni dell'immenso stato cinese.

Il prodotto interno lordo nel 2002 fu di 1.266 miliardi di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 960 dollari. Nel 2002 il settore primario contribuiva alla sua formazione per il 15,4%, l'industria (che comprende i settori manifatturiero, minerario, energetico ed edile) per il 51,1% e il settore dei servizi per il 33,5%.


LA STRUTTURA GEO ECONOMICA

Rispetto alla popolazione totale, una metà continua a lavorare in attività agricole e rurali, l'altra metà si suddivide quasi in parti uguali fra i settori industriali. Ciò segna un'ulteriore diminuzione del peso dell'agricoltura e un piccolo segno dell'aumento del terziario. Infatti la produttività agricola è bassissima, contro la forte produttività industriale e la discreta terziaria. All'inizio del terzo millennio l'economia continua a registrare tassi annui di crescita elevati (fino al 10% e oltre), stimolati dall'alta disponibilità di manodopera poco qualificata (ma disciplinata e pagata un ventesimo della paga oraria occidentale), dallo sviluppo di un grande mercato di consumo interno, dagli investimenti esteri, dalla politica delle privatizzazioni, dal bassissimo costo e della notevole produttività della manodopera, dal cospicuo risparmio delle famiglie e dal consistente supporto dei cinesi d'oltremare. La Cina è anche un paese ricco di risorse naturali: ad esempio l'estensione del suolo, 30 volte l'Italia. Il principio dell' "economia socialista di mercato"sta facendo sentire i suoi effetti collaterali, in fatto di accentuati squilibri tra le varie regioni: aree costiere e interne, campagna e città e le varie sezioni della Cina. Infatti il valore pro-capite della produzione industriale non supera 8000 yuan nelle province costiere e rimane sui 3500 nella maggior parte di quelle occidentali e settentrionali. Alcuni studiosi prospettano che la Cina potrebbe sostituire il Giappone come forza nel fondamentale polo asiatico dell'economia mondiale. Questo dovrebbe avvenire specialmente per la sua ricchezza di popolazione giovane con capacità lavorative e di materie prime agricole e minerarie. Con gli incentivi economici alla produttività agricola si sono notevolmente accresciuti i redditi rurali, con conseguente disponibilità di capitali per lo sviluppo industriale. Si è passato poi a istituire un sistema misto di imprese statali, cooperative, individuali e straniere. In seguito è stata modificata la politica dello stato con tema di tassazione investimenti, scambi con l'estero. Le imprese private che prima rappresentavano appena lo 0,3% dell'economia cinese in termine di manodopera occupata, si stanno allargando, prima in maniera lente, poi in un modo più consistente, poi a un ritmo accelerato. In termini di reddito l'espansione dell'industria privata è stata anche più marcata toccando nel 2000 quasi il 25% del totale nazionale. Ci sono comunque degli inconvenienti residui dalle vecchie strutture, che solitamente sono grandi imprese statali che restano inefficienti ma sempre privilegiate, nonostante i successi delle imprese cooperative e statali. Queste imprese hanno burocrazia troppo potente, normative minuziose, silenzioso incoraggiamento alla corruzione, troppo limitato investimento nei trasporti, arretratezza e discontinuità nei servizi telefonici e nell'informatica. La Cina sta gia accogliendo delocalizzazioni di industrie dai più avanzati paesi dell'Asia, costantemente in cerca di minori costi e con problemi di manodopera. L'insieme degli investimenti esteri sembra essersi stabilizzato attorno ai 40 miliardi di dollari l'anno nel 1999. Tali investimenti provengono dagli Stati Uniti ma anche dal Giappone e dai paesi emergenti dell'Asia sud-orientale. Estremamente utile si è rivelata l'iscrizione all'associazione APEC, di cui fanno parte altri paesi emergenti dell'aria asiatica-meridionale e orientale. Il futuro ingresso nella WTO accrescerà sicuramente la capacità di accedere ai mercati stranieri. La Cina si è prefissa entro il 2010 di trasformare il tradizionale sistema pianificato in un sistema di "economia socialisti di mercato e trasformare lo sviluppo da estensivo a intensivo. Il che in Cina significa buttarsi sullo sviluppo sostenibile.


LA PRODUZIONE AGRICOLA

La Cina è il primo produttore mondiale di cereali, di cui fornisce 1/5 della produzione totale globale (110 milioni di tonnellate rispetto ai 63 milioni nel 1982), di riso (1/3 del pianeta)e di patate. A questi si unisce anche il tabacco, (di cui fornisce quasi metà del raccolto mondiale). È il secondo produttore di mais e ricava molto anche da alcuni cereali minori, infatti è il quarto produttore mondiale di soia. E il secondo produttore di tè, il terzo di zucchero (da barbabietola e canna), e il terzo di agrumi. Discreta è la produzione di caucciù. È previsto chi il nord della Cina produttiva debba produrre grano, mentre il debba produrre riso. Le rispettive aree seminate si equivalgono, ma in molte aree si può praticare anche il doppio raccolto. La meccanizzazione e le tecniche di aridocoltura hanno permesso di aumentare molto la produzione cinese di grano, e di attenuare i rischi di annate di raccolto sfavorevole. I cereali minori e la soia si coltivano soprattutto in aree relativamente marginali. In Cina non esiste l'ulivo, la vite è presente in misura modesta e è molto praticata la coltura ortofrutticola. Per quanto riguarda il lino, la Cina ne assicura metà della produzione mondiale, e è al primo posto fra i produttori di cotone.



ALLEVAMENTO

L'allevamento del bestiame, e parte quello tradizionale, prima interessava solo le regioni settentrionali e occidentali, le terre con più pascoli, mentre adesso è più stanziale, integrato nell' agricoltura. Si allevano per la maggior parte bovini, bufali da lavoro, ovini, caprini e suini.


LA PESCA

Di recente la Cina è in testa ai produttori di pescato, grazie anche alla continua benefica interazione di due correnti marine di diversa provenienza.


INDUSTRIA

Lo sviluppo dell'industria del ferro e dell'acciaio nel paese è stato prioritario fin dal 1949. Le principali aree di produzione si trovano in Manciuria. Un'industria pesante di rilievo è rappresentata dalla cantieristica e dalla fabbricazione di locomotive, trattori, macchinari per l'industria estrattiva e per la raffinazione del petrolio.

L'industria petrolchimica possiede stabilimenti nella maggior parte delle province e delle regioni autonome cinesi; di rilievo quelli di Pechino. Una caratteristica dell'industria petrolchimica cinese è la presenza molto diffusa di piccoli stabilimenti che producono concime azotato utilizzando una tecnica di produzione, sviluppata nel paese, essenziale per mantenere fertili i terreni agricoli.

Particolarmente fiorente nel paese è l'industria tessile che impiega più di quattro milioni di lavoratori; la maggior parte degli stabilimenti si trova vicino alle zone di produzione del cotone.

Altre industrie importanti producono cemento, carta, biciclette, macchine da cucire, veicoli a motore e apparecchi televisivi.

COMMERCIO

Fino alla fine degli anni Settanta il governo forniva alle imprese di stato macchinari e materie prime e la distribuzione della merce era affidata ad agenzie statali. I prodotti di consumo richiesti dalla popolazione rurale venivano forniti da una cooperativa incaricata della commercializzazione dei prodotti. Questi, come olio, carne, zucchero, cereali e tessuti di cotone, erano razionati e venduti a prezzi politici; i cereali venivano distribuiti nelle zone rurali come remunerazione per il lavoro effettuato.

Dal 1979 le imprese dello stato sono libere di scegliere alcuni dei propri acquisti e di commercializzare parte dei loro prodotti. Nei centri urbani tale riorganizzazione ha portato alla rapida crescita di attività private (soprattutto servizi); nelle campagne sono stati riaperti i mercati, dove le famiglie possono vendere le eccedenze della propria produzione e acquistare altri prodotti.

Nel 1979 la Cina abolì alcune restrizioni aprendo la strada all'investimento e a un aumento degli scambi commerciali. I prodotti maggiormente esportati sono petrolio grezzo e raffinato, tessuti di cotone, seta, abbigliamento, riso, suini, prodotti ittici e tè. I prodotti di importazione comprendono macchinari, automobili, fertilizzanti, caucciù e frumento. Il Giappone è il paese con cui la Cina realizza il maggior numero di scambi commerciali, seguito da Hong Kong e dagli Stati Uniti; tra gli altri si citano la Germania, Taiwan e Singapore.



GLI INVESTIMENTI ESTERI

Alla fine di agosto dello scorso anno la Cina ha comprato pozzi di petrolio per oltre 4 miliardi di dollari in Kazakistan, poche settimane prima tentava di acquistare l'Unocal, associazione Americana ricca di gas. Anche il produttore cinese di computer Lenovo ha concluso l'acquisto della Ibm per 1,2 miliardi di dollari. La Cina prevede di spendere 30 miliardi di dollari in spese estere. Gli investimenti si concentrano nei settori delle materie prime per alimentare la produzione, e reti di distribuzione per aiutare l'esportazione. All'inizio del 2004 gli investimenti della Cina all'estero erano di 33,2 miliardi, appena lo 0,48% del totale degli investimenti esteri globali. Alla fine del 2004, 3439 imprese della Cina avevano stabilito 7470 imprese in 139 paesi. Il 41% degli investitori risultano concentrati in poche aree: Hong Kong, Stati Uniti, Giappone e Germania. Per attirare gli investitori cinesi in Italia bisognerebbe fare un lavoro di marketing che il sistema - Italia non ha nemmeno iniziato.


FLUSSI MONETARI E BANCHE

L'unità monetaria cinese è lo yuan. Il sistema bancario è controllato dal governo; la Banca popolare cinese è l'istituzione centrale di finanziamento ed è responsabile dell'emissione di moneta.





















5. FONTI DI ENERGIA E RISORSE MINERARIE


La dotazione della Cina riguardo le materie prime energetiche è molto varia. Gli unici minerali non presenti sono il vanadio, il cromo e il cobalto. I giacimenti sono distribuiti in tutto il paese. A partire dagli anni 1958-1962 i cinesi sono stati consapevoli della consistenza delle risorse. Il carbon-fossile costituisce essenzialmente la potenzialità dello sviluppo cinese. Infatti di antracite il paese estrae un terzo abbondante della produzione ricavata ogni anno sulla terra (i centri di estrazione principali sono un centinaio, ma sono innumerevoli le piccole miniere di villaggio, gestite anche dai comuni). Negli anni '80 e '90 sono cresciute molto e in maniera rapida, passando da estrarre 700 milioni di tonnellate a ben oltre 1200 milioni nel 1998. per quanto riguarda gli idrocarburi la produzione è relativamente mediocre, ma comunque tendente alla crescita (da 12 a 22 miliardi di mc nel periodo 1983-1998). La Cina è il sesto produttore di petrolio nel mondo (3,61 milioni di barili al giorno, aumentati nell'aprile di quest'anno del 2.6%). Si estrae anche uranio, ma meno del 2% della produzione mondiale. La produzione di elettrica, triplicata negli ultimi 15 anni è diventata la seconda al mondo. Per quanto riguarda il ruolo delle centrali nucleari e quelle idriche, sono in corso recenti sviluppi. La Cina è comunque in testa alla lista mondiale dei produttori di ferro, di cui la maggior parte delle miniere si trova nel nord del paese. Si ricavano anche discrete quantità di rame, rilevanti aliquote di piombo e zinco, altrettanto rilevanti quantità di stagno e mercurio, e bauxite. È più modesta la produzione di metalli preziosi, ma sempre in crescita.


RISORSE FORESTALI

A causa di secoli di eccessivo sfruttamento, le risorse forestali cinesi sono ora limitate. Programmi intensivi volti al rimboschimento hanno ottenuto soltanto risultati parziali e all'inizio degli anni Novanta le zone boscose ammontavano al 13% del territorio totale, fornendo una produzione di 277 milioni di m3 di legname.















6. POLAZIONE

La Cina è ben popolata, e è anche in crescita demografica (30 per mille negli anni '70, 20 per mille negli anni '80, 16 per mille a fine millennio), ma questo è la conseguenza alle campagne di pianificazione famigliare condotte dal regime comunista. Ciò ha avuto delle brutte conseguenze in tema di aborto (soprattutto femminile). I primi dati ufficiali sul controllo delle nascite risalgono al 1954: la benefica e rapida diminuzione della mortalità in corso, confrontata con una molto più lenta decrescita della natalità, destava allarmi notevoli. Come conseguenza nel 1957 fu lanciata in Cina la prima grande campagna per la limitazione e il controllo delle nascite. Nel 1958 e poi negli anni '70 emersero però tendenze opposte. E fu proprio negli anni '70 che si decise di riprendere su grande scala le misure di pianificazione famigliare per limitare la crescita della popolazione. La legislazione sull'aborto obbligatorio e le sanzioni economiche a carico delle famiglie che mettevano al mondo più di un figlio tornarono poi negli anni '80, quando la natalità era già ragionevolmente diminuita.


LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE

Il tasso di mortalità in Cina è invariato dagli anni '80 e è circa sul 7 per mille, mentre quello di mortalità infantile è circa sul 40 per mille, ma con molte probabilità di sollecita riduzione. In Cina la durata media della vita è in media di 72 anni per le donne e 68 per gli uomini (con una probabile evoluzione positiva). Si può quindi pensare che nel primo quarto del XX secolo ci sarà un rallentamento, se non una stabilizzazione, della popolazione cinese, anche se in ritardo rispetto a ciò che aveva pianificato il regime. Questa valutazioni non comprendono tuttavia il flusso migratorio. Nonostante la durata della vita sia leggermente più lunga per le donne, la popolazione cinese vede ancora una certa maggioranza numerica verso i maschi, considerata anche la politica antidemografica del regime. I tassi di mortalità e natalità confermano comunque che la struttura della popolazione è ancora notevolmente giovanile. In più la dominanza numerica delle classi in età potenzialmente produttive continua a rappresentare un non trascurabile fattore positivo per l'economia della Cina.


DENSITA E DISTRIBUZIONE

Il 90% dei cinesi abita sul 40% del territorio nazionale. La parte settentrionale del centro-sud raggruppa infatti 92 milioni di abitanti su 167000 km² con una densità di 553 abitanti per km². Più a est un'altra provincia ospita 71 milioni di abitanti  su 100000 km², con una densità media di 715 abitanti per km². Queste due province hanno circa il triplo della popolazione italiana. Al contrario, la regione sud-ovest (Tibet 1200000 kmq) ha solo 2 milioni e mezzo di abitanti con una densità di 2 abitanti per km². Infine a nord-est del Tibet vivono circa 5 milioni di persone (7 abitanti per km²).



ISTRUZIONE E LINGUA IN CINA OGGI

La tradizione della Cina si basava sugli insegnamenti del confucianesimo, per i quali l'educazione prevaleva molto sui metodi addestrativi. Questo fu incrinato dopo la costituzione della Repubblica (1912) che ruppe l'isolamento culturale cinese, che si riorganizzò seguendo l'occidente come modello. Per prima cosa venne sostituita la lingua letteraria classica con quella parlata al fine di diffondere la cultura nelle immense masse del paese. In questo processo ci fu un grande progresso quando nel 1949 il Partito Comunista cinese assunse il potere praticando un programma di alfabetizzazione totale della popolazione. A suscitare un cambiamento nei sistemi di insegnamento intervenne la nuova impostazione data ai programmi educativi introdotti con la Rivoluzione Culturale, negli anni '70. gli obbiettivi di questa erano: la preminenza accordata alla formazione politica degli studenti, il diffuso intervento del partito nella direzione degli organismi scolastici e nei metodi di insegnamento e la rivalutazione del lavoro manuale. L'istruzione superiore in Cina comprende corsi universitari (soprattutto a indirizzo tecnico-scientifico e linguistico) e di specializzazione per gli insegnanti delle scuole dell'obbligo. In più, con l'apertura della privatizzazione nei più vari settori anche in Cina è in forte espansione il settore dell'istruzione privata. Ormai l'alfabetizzazione è superiore all'80 % della popolazione; tuttavia sono i maschi con un 90% i più alfabetizzati, contro le donne che rappresentano non più del 70%. La scolarizzazione elementare dei bambini ha ormai raggiunto il 100%; gli studenti universitari sarebbero circa 3 milioni e le università del paese hanno raggiunto gli standard qualitativi medi tipici del mondo sviluppato. Infine alcune di migliaia di studenti vengono mandati a compiere parte dei loro studi all'estero.


I RICCHI E I POVERI

La crescita dei ricchissimi dal 1992 a oggi è stata folgorante (236 milionari nel 2004) in progressione del 12%. Come conseguenza c'è una grandissima attrazione verso l'industria  del lusso (il costruttore delle Bentley ad esempio, ha affermato di aver venduto 70 auto in Cina a 240 mila euro per un modello di base). Le categorie di ricchi oggi sono di due tipi: gli uomini legati al partito e i grandi imprenditori. Infatti lo sviluppo del capitalismo è stato molto condizionato dall'invadente onnipresenza del Partito Comunista che ha circoscritto i settori in cui si potevano sviluppare le attività economiche private. I ricchi legati al Partito hanno accesso a ogni attività, compresi gli ambiti che dipendono dalla proprietà pubblica. Solitamente si tratta di figli degli alti dignitari del Partito, e questo gli ha permesso di entrare in affari senza il pericolo di affondare. Vicino a loro ci sono i boss delle imprese statali e i funzionari che non sono censiti fra i cinesi più agiati, perché i loro salari non sono stabiliti dalla legge, ma i poteri di cui dispongono (autorizzare gli investimenti, le privatizzazioni, controllare le materie prime e le risorse finanziarie nelle banche di stato) li mettono in condizione di realizzare guadagni illegali. Il secondo gruppo di ricchi è quello dei capitani d'industria, i milionari che hanno fatto fortuna dove il governo ha autorizzato lo sviluppo della proprietà privata. Il settore immobiliare è all'origine di parecchi successi economici insieme alle new economy di internet. In maggio il governo cinese ha annunciato 6 misure per 'raffreddare' il mercato immobiliare cinese in piena ebollizione, promettendo anche la costruzione di abitazioni a basso costo. Le autorità locali saranno responsabili per il controllo dei prezzi immobiliari e saranno resi più severi i controlli affinché vengano rese note tutte le transazioni. La mossa giunge dopo l'aumento delle lamentele degli acquirenti sui prezzi in continua crescita, e alcuni hanno addirittura fatto ricorso al boicottaggio nazionale dell'acquisto della case per i prossimi tre anni. I milionari cinesi hanno però un'influenza politica molto fragile: infatti il Partito comunista li corteggia perché ha bisogno di loro per creare impiego. Ma il Partito ha anche il potere di annullare le fortune di queste persone: la lista dei busyness-man annientati dal governo è più lunga di quella Russa, e questo senza che la stampa dica niente. A differenza degli anni '80 e '90, i cinesi mostrano la loro ricchezza: si distinguono spendendo e consumando per lasciare alle spalle anni di egualitarismo esasperato. I nuovi ricchi del paese investono moltissimo nell'educazione dei figli, soprattutto per mandarli a studiare all'estero.

In 25 anni la Cina è diventata uno dei paesi con più disuguaglianze al mondo: il reddito medio per abitante è 120 euro l'anno, e circa 700 milioni di persone vivono con meno di due euro al giorno. Per migliorare la situazione dei poveri molti nuovi ricchi donano denaro ai "lavori della speranza" gestiti da agenzie semigovernative. Questi soldi vanno a compensare la mancanza di investimenti statali nei settori dell'educazione, della sanità e dell'approvvigionamento idrico, problema grave le regioni interne e ovest del paese. Nelle città cinesi si sta assistendo a fenomeni gi "gentifricazione": cioè la trasformazione progressiva dei quartieri più poveri in elité della moda. A pechino per esempio tutto ciò che è antico è stato abbattuto per fare spazio a grattacieli, autostrade urbane, e altri orrori urbanistici.


LA FAMIGLIA OGGI IN CINA

Una volta la famiglia cinese si configurava come una formidabile struttura di potere locale (c'erano una decina di mogli e concubine, decine di figli e oltre cento nipoti. All'inizio del 900 mogli e concubine sono state proibite. Ciò è diventato ferreo dopo la presa al potere dei comunisti. Nacque poi la politica del figlio unico lanciata nel 1980 e sempre negli stessi anni ci fu una rivoluzione sessuale. I valori confuciani tradizionali, la gerarchia sociale specchiata in quella familiare, sono sostituiti da una corsa al successo e al cambiamento che vede i giovani come protagonisti. La risposta a questo è la nuova famiglia copiata dall'occidente, e gli occidentali considerati come valori culturali.



LA RELIGIONE

Una delle prime azioni compiute dal Partito comunista cinese dopo il 1949, fu l'eliminazione ufficiale della religione di stato. In precedenza i credo dominanti erano il confucianesimo, il taoismo e il buddhismo, seguiti dal cristianesimo e dall'Islam; la maggior parte dei templi e delle scuole appartenenti a tali religioni furono trasformati in edifici civili. Con la Costituzione del 1978, tuttavia, fu dato nuovamente assenso ufficiale alla divulgazione e alla pratica religiose, nonostante si siano precisati gli stessi diritti anche per quanto riguarda l'ateismo.


EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

Sono almeno sette secoli che dalla Cina partono migrazioni, infatti i cinesi residenti all'estero sono circa 33 milioni (senza contare Taiwan e Hong Kong) e si trovano in 136 paesi di tutti i continenti, Africa compresa. L'80% dei cinesi d'oltremare vive nel sudest asiatico tra Indonesia, Malesia, Thailandia e Filippine. Ad esempio a Singapore 7 abitanti su 10 sono cinesi, e controllano il 70-80% dei capitali della città. A partire dall'800 le ondate migratorie raggiunsero anche l'America e l'Australia per costruire ferrovie come la Pacific Railway o per lavorare nelle piantagioni e le miniere. Nel XX secolo, l'ondata cinese è arrivata anche nel vecchio continente toccando l'Inghilterra, l'Olanda, la Francia, l'Italia, la Spagna e i paesi dell'est. Resta il fatto che milioni di mercanti, marinai, operai, rifugiati politici, profughi, commercianti, e studenti hanno varcato le soglie della Cina in un arco di tempo lunghissimo. Migranti e i loro discendenti hanno mantenuto comunque una fortissima identità culturale, continuando a parlare la propria lingua e rispettare le tradizioni del proprio paese. 


IMMIGRAZIONE IN ITALIA


Alla fine degli anni 20 arrivarono in Italia i primi cinesi. All'inizio arrivarono a Milano per vendere e produrre cravatte. Da allora la presenza cinese a Milano è arrivata a 14900 persone, e sono nate comunità anche nell'area tessile di Prato, Firenze, Roma Vicenza, Napoli e Bari. A Napoli 65 negozianti gestiscono un centro commerciale di 10 mila metri quadrati chiamato "Cina Mercato" in cui si vendono solo articoli cinesi. L'economia cinese in Italia è fatta di piccoli imprenditori che impiegano famigliari e conoscenti. Fino al 1985 i cinesi in Italia erano circa 1500, oggi sono circa 130-150 milioni, compreso un 10-15% di clandestini. Gli immigrati sono quasi tutti fra i 25 e i 45 anni e il 46% sono donne. Si tratta quindi di migranti economici che negli ultimi 20 anni sono venuti in Italia per coronare il loro sogno.





7. TELEFONIA E INTERNET

In Italia arrivano solo due dati della navigazione internet in Cina: il numero di utenti (attualmente 100 milioni) in crescita, e il ferreo controllo del governo. Chi governa in Cina non ha paura di internet e vuole lo sviluppo della rete. Infatti le tariffe sono bassissime e i tecnici efficientissimi. I grandi hotel offrono il servizio internet senza costi aggiuntivi e gli internet cafè crescono continuamente. La navigazione si insegna a scuola, e i ragazzi passano notte e giorno sul computer (la loro presenza al computer è fra le più alte del mondo). I siti sui diritti umani, democrazia e religione sono comunque bloccati. La polizia informatica (5 mila agenti) preposta sulla rete, prevede che un agente controlli 20 mila utenti al giorno. Sul piano telefonico, nel mese di maggio China Mobile (Hong Kong), il maggior fornitore di servizi di telefonia mobile per numero di iscritti, ha avviato delle discussioni con Google per fornire servizi di ricerca su internet agli utenti di telefonia mobile attraverso il network della China Mobile. China Mobile sarà presto in grado di fornire anche servizi di terza generazione (3G) ai suoi utenti dopo aver ricevuto la licenza 3G. La società continuerà comunque a servire i suoi utenti 2G. In più la Cina riesce a produrre 400 milioni di telefoni cellulari l'anno, circa il 40% del totale globale, riferiscono fonti governative. Attualmente, la Cina possiede 65 produttori di telefonia mobile, incluse 31 società locali e 34 straniere. Nel 2005 la Cina ha registrato 330 milioni di telefoni cellulari, +30% rispetto all'anno precedente, totalizzando il 35% del totale mondiale, sostengono le statistiche del ministero dell'Informazione. Nel frattempo la Cina ha esportato 228 milioni di cellulari lo scorso anno, +56% rispetto al 2004. Anche il numero degli iscritti ha registrato un aumento, da 58.6 milioni ai 393 milioni nel 2005, ovvero 1 su 3 cinesi usano il cellulare. È stato stabilito sempre in maggio che i media potranno godere della stessa libertà di cui hanno beneficiato nelle città che hanno precedentemente ospitato le Olimpiadi, all'indomani dei Giochi Olimpici nel 2008 a Pechino, ma dovranno rispettare le leggi cinesi.
Il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a New York (CPJ) ha lanciato un appello alla Commissione olimpica internazionale affinché affronti la questione della "continua repressione dei media da parte del Governo cinese".







8. L'INQUINAMENTO AMBIENTALE

A partire dagli anni Settanta la crescita della popolazione, lo sviluppo dell'economia e il continuo miglioramento del livello di vita hanno avuto come conseguenza una forte pressione sulle risorse e l'ambiente della Cina. Entro tempi brevi, l'aumento della richiesta idrica potrebbe provocare nel paese un grave problema di disponibilità d'acqua; a ciò si aggiunge il problema dell'inquinamento della maggior parte dei fiumi, soprattutto nelle aree urbane. Circa 35 miliardi di tonnellate di acque reflue di origine domestica, agricola o industriale - il 90% delle quali non sottoposte a trattamenti di depurazione e pertanto cariche di sostanze nocive - vanno a inquinare ogni anno 47.000 km di corsi d'acqua, con gravissime conseguenze sulla salute, sull'ambiente e sulla pesca fluviale.

La principale fonte d'energia del paese, il carbone, utilizzato nelle centrali elettriche, nelle abitazioni e nelle industrie, è responsabile del grave inquinamento atmosferico e del fenomeno delle piogge acide che affliggono i centri urbani. Nel 1990 il consumo energetico della Cina era responsabile dell'11% delle emissioni di anidride carbonica di tutto il pianeta, più di qualsiasi altra nazione. In Cina vive circa un quinto della popolazione mondiale e in futuro l'innalzamento del tenore di vita potrebbe determinare un drammatico incremento dell'inquinamento atmosferico e dei problemi ad esso connessi. La prima centrale nucleare del paese è stata completata nel 1991; nel 1992 erano due le centrali nucleari operative e almeno un'altra decina erano pronte a entrare in funzione. Negli ultimi anni si sta tuttavia diffondendo un crescente scetticismo nei confronti dei benefici economici derivanti dallo sfruttamento dell'energia nucleare. Il paese dispone di limitate riserve di petrolio e di gas naturale. Il grande potenziale idroelettrico è sfruttato solo in parte, in quanto la costruzione di nuove dighe determinerebbe l'inondazione di intere vallate coltivate che costituiscono la principale fonte di reddito della popolazione rurale. Per tali ragioni la Cina è interessata allo sviluppo di fonti di energia alternative. Il governo partecipa inoltre al programma per lo sviluppo dell'energia solare dell'UNESCO che prevede il finanziamento di numerosi progetti rivolti allo sfruttamento dell'energia solare su vasta scala nelle zone rurali.


Il 17,1% (2000) del territorio del paese è coperto da foreste e terreni boscosi. La deforestazione sta minacciando gli habitat di numerose specie, alcune delle quali endemiche, mentre la rapida diffusione della desertificazione e dell'erosione del suolo ha ridotto notevolmente i terreni agricoli disponibili. Per far fronte a tali problemi sono stati avviati programmi intensivi di rimboschimento, che tra il 1985 e il 1990 hanno interessato 400 milioni di ettari di terreno desertico nelle regioni di confine.

La Cina con la globalizzazione è diventata un mostro che altera il pianeta, infatti emette le più alte concentrazioni di anidride solforosa (provoca le piogge acide), clorofuorocarburi (da noi vietati da 20 anni perché provocano il buco dell'ozono) e polveri sottili inquinanti. È ormai al 142° posto nella graduatoria della sostenibilità ambientale. Ciò che si dovrebbe incentivare in Cina è la difesa dell'ambiente e si dovrebbero pretendere degli standard di produzione che rispettino i lavoratori e non sprechino le risorse. La Cina esporta inquinamento anche attraverso i suoi prodotti ortofrutticoli pieni di veleni chimici, che ormai hanno invaso le tavole degli italiani. Il movimento ambientalista cinese è nato da pochi anni ma sta comunque crescendo. Esistono anche proteste spontanee contro l'inquinamento che nascono tra la gente più povera. Al esempio l'insediamento di una fabbrica diventa la rovina per gli agricoltori le cui terre vengono avvelenate dai rifiuti tossici. Solo da poco i contadini hanno il coraggio di ribellarsi affrontando la violenta repressione scatenata dal governo comunista. Pechino sta comunque tentando di ridurre l'inquinamento: le ultime fabbriche situate nel perimetro urbano hanno avuto l'ordine di chiudere e trasferirsi in posti lontani. In più, tutte le abitazioni di nuova costruzione devono essere fornite di impianti di riscaldamento a gas invece che a carbone. Ma le tecnologie verdi sono comunque molto costose (ad esempio il carbone pulito, o la tecnologia che cattura le emissioni di gas dalle centrali elettriche a carbone). Anche se siamo solo agli inizi di una motorizzazione di massa, e benché il governo avesse rallentato la produzione di automobili dal 1994, i parcheggi continuano a crescere.








9. TRASPORTI E VIE DI COMUNICAZIONE

Due terzi del trasporto di passeggeri e metà del trasporto di merci viene effettuato su rotaia. Dal 1949 la rete ferroviaria è stata ampliata fino ad arrivare, nel 2000, a 58.656 km, di cui solo una piccola parte è elettrificata; quando il tratto Lanzhou-Lhasa (Tibet) sarà completato, la ferrovia collegherà tutte le province e le regioni autonome della Cina. La rete stradale (1.698.012 km) collega oggi Pechino a tutte le province, le regioni autonome, i porti e i centri ferroviari ed è ampiamente presente anche nelle zone rurali. Nelle aree urbane il trasporto pubblico è ben sviluppato; molto diffuso è l'utilizzo della bicicletta. Molti trasporti nel paese avvengono attraverso i circa 110.000 km di canali navigabili. Il sistema delle telecomunicazioni non è ancora sufficientemente sviluppato e la maggior parte delle stazioni radiofoniche e televisive, il servizio telefonico e quello postale sono ancora gestiti dallo stato. Negli ultimi decenni anche la Cina è stata coinvolta dallo sviluppo delle tecnologie informatiche, anche se la loro diffusione è ancora limitata alle nuove industrie e ad alcuni settori dello stato, principalmente quello militare.









10. CONDIZIONI DEI LAVORATORI

In Cina non esistono i sindacati, o meglio esiste la Federazione dei Sindacati Cinesi, creata negli anni '50 da Partito comunista. Questa Federazione non è stata costituita per difendere i diritti dei lavoratori, ma per controllane l'operato e verificare il rispetto delle regole del vertice. Pechino non permette rivendicazioni pubbliche che possano interferire con le sue scelte di politica economica e sociale. L'irrequietezza di 800 milioni di contadini espropriati dalla loro terra destinata a uso industriale o commerciale e operai sfruttati dai manager sfocia continuamente in manifestazioni locali, soprattutto in prossimità delle feste nazionali. Secondo alcune statistiche nel 2003 ci sarebbero stati 58 mila episodi di protesta che avrebbero coinvolto circa tre milioni di persone. In ogni caso, molto spesso i dettagli sulle proteste e sul numero dei partecipanti sono rapidamente cancellati dai giornali locali controllati dal governo. Quando le rivolte, i soprusi di capomastri e funzionari locali, i suicidi per disperazione diventano eccessivi, intervengono con nuove direttive a tutela del lavoratore. Ma in molte fabbriche le leggi a tutela del lavoratore istituite dal governo non vengono rispettate. Ciò che manca è un sistema di contrattazione indipendente tra lavoratori e imprenditori in cui i sindacati abbiano un ruolo effettivo. Non esiste nessuno standard per assistenza sanitaria, contributi pensionistici,sussidio di disoccupazione. Nel dicembre dello scorso anno, la Cina ha annullato un incontro internazionale che la prossima settimana doveva discutere sul problema del rispetto dei diritti dei lavoratori. Al seminario, organizzato in collaborazione con l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), dovevano partecipare oltre 80 rappresentanti di governi, sindacati e uomini d'affari da più di 30 paesi. Pechino ha cancellato l'incontro, annullando i visti ai partecipanti stranieri a causa di "tempi inopportuni"; più probabile che il governo non gradisca nella capitale sindacalisti stranieri che parlano sui diritti degli operai, standard di sicurezza e sanità, lavoro minorile e discriminazione. Secondo il presidente del Consiglio dei sindacati della Nuova Zelanda l'accaduto dimostra che la Cina "non vuole nemmeno discutere" i parametri lavorativi.

11. LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Mentre tutti restano affascinati dalla crescita mirabolante della Cina, che viaggia da dieci anni a tassi di crescita del Prodotto Interno Lordo attorno all'8 %, non si possono trascurare i segnali di insofferenza che giungono dal Paese reale, quello a cui questo fiume di soldi non arriva a bagnare le tasche. La preoccupazione dei giovani ingegneri cinesi è quella che sarà impossibile far pagare l'energia a prezzi di mercato alle decine di milioni di contadini delle zone rurali. Ecco il motivo dell'interesse verso le fonti rinnovabili incluso l'idroelettrico, che ha comportato nel sud del paese la rilocalizzazione di 7 milioni di persone. L'energia nucleare e le centrali a carbone saranno usate invece per sostenere l'industria pesante. I ragazzi cinesi sono comunque molto interessati alle soluzioni energetiche, benché la loro indiscussa parola d'ordine sia "crescita economica". Dal punto di vista tecnologico devono ancora imparare da realtà più esperte, ma la crescita del Pil è una priorità assoluta e prevarica ogni altra considerazione, compresa la tutela dell'ambiente e dei diritti sociali. Gli studenti vogliono approfondire i temi ambientali e vorrebbero capire come fare per ridurre le emissioni di carbone e petrolio che bruciano le centrali termoelettriche, come eliminare le polveri ed il rumore delle strade affollatela veicoli privati non ecologici e camion e camion che movimentano merci in giro per il Paese. Le situazioni della sanità e del sociale stanno suscitando un malcontento senza precedenti, che si traduce in una prima forma di conflittualità sociale.




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