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GLI ADELCHI - Coro dell'atto III

letteratura



gli adelchi

Coro dell'atto III

Le morbide trecce giacciono sparse

sul petto pieno di affanno,

le mani abbandonate, e il volto pallido

imperlato dal sudore della morte,

la pia giace, con lo sguardo  5

tremolante cerca la luce.



Nei primi versi Manzoni ricostruisce l'immagine di Ermengarda durante gli ultimi respiri che la separano dalla morte. Ad ella attribuisce l'aggettivo "pia", che fa riferimento all'umiltà  e alla semplicità della donna.


Termina il compianto delle suore: unanime

si innalza una preghiera:

calata sulla gelida

fronte, una mano leggera  10

chiude gli occhi

sulla pupilla azzurra.

La morte è ormai giunta, e, ora che la speranza è finita, le suore non possono far altro che pregare. Gli occhi azzurri (segno della stirpe longobarda) della donna vengono chiusi da una mano, che metaforicamente rappresenta la mano di Dio.


Libera, o nobile, dall'animo

angosciato le passioni terrene,

offri un candido pensiero  15

a Dio, e muori:

oltre la vita vi è la meta

del tuo lungo martirio.

A questo punto il poeta sembra intervenire nell'ultimo atto di consapevolezza della donna prima della morte. Si riconferma ancora una volta la concezione del Manzoni secondo la quale le passioni terrene si rivelano inutili di fronte all'eternità di Dio. Così vorrebbe che Ermengarda morisse liberando il suo animo da tali angosce e che si abbandonasse al raggiungimento di una meta ultraterrena che darà significato al suo martirio.

Questo era l'immodificabile destino

sulla terra dell'infelice:   20

di chiedere sempre un oblio

che le sarà negato;

e ascendere al Dio dei santi,

lei santa a causa del suo dolore.

Il destino della donna, quando era in vita, era di non riuscire a dimenticare ciò che era stato causa del suo dolore. Ma proprio grazie a queste sofferenze, di tipo sentimentale, ella può arrivare in Paradiso.


Ahi! nelle notti insonni,  25

per chiostri solitari,

tra il canto delle suore,

agli altari dove rivolgeva le sue suppliche,

gli irrevocabili giorni

le tornavano sempre in mente;  30

In questi versi il poeta torna ad un'immagine del passato recente di Ermengarda, ovvero quando ella è rinchiusa in un convento di Brescia in seguito al ripudio. Nonostante lì cerchi di soffocare il ricordo dei giorni felici del matrimonio, riaffiorano ossessivamente in tutti i momenti del giorno e in tutti i luoghi. Inizia poi il flashback dei momenti passati quando ancora era moglie di Carlo Magno.


quando ancora amata da Carlo, senza prevedere

un avvenire in cui l'avrebbe ingannata,

estasiata respirò l'aria

vivificatrice della terra francese,

e se ne andò invidiata   35

tra le altre spose francesi:


quando da un piano rialzato,

la bionda criniera adorna di gemme,

vedeva sotto uomini e cani correre

impegnati nella caccia,  40

e sulle redini sciolte del cavallo

il re dalle lunghe chiome;


e dietro di lui la furia

dei cavalli fumanti per la corsa,

e lo sbandare, e il rapido  45

ritornare dei cani ansanti;

e dai cespugli frugati

uscire il cinghiale spaurito;


e la polvere calpestata

rigarsi di sangue, colpito   50

dalla freccia del re: la tenera donna

volgeva immediatamente il volto verso le ancelle,

pallida di paura.


Oh Mosa errante! oh tiepidi 55

bagni di Aquisgrana!   

dove, deposta la maglia

di ferro, il sovrano guerriero

scendeva a lavarsi

dal nobile sudore del campo!   60

Questi momenti descrivono scene tipiche della corte medievale: la caccia, e il ritorno del re dalla guerra.


Come rugiada al cespo

d'erba secca,

fresca ridà la vita

negli steli riarsi,

che risorgono verdi  65

alla mite temperatura dell'alba; 


così al pensiero, sconvolto

dalla potenza empia dell'amore,

va incontro il refrigerio

di una parola amica, 70

e il cuore si dirige verso le placide

gioie di un altro amore.

Negli ultimi dieci versi vi è la prima parte di una similitudine in cui il sollievo che porta la rugiada nell'erba secca è paragonato alle parole delle monache, che distolgono Ermengarda dai suoi pensieri e li indirizzano verso l'amore divino. La potenza dell'amore è definita "empia" perché non ha pietà della sua fragilità e la sconvolge.


Ma come il sole che sorge

sale sull'erba infuocata,

e con la sua vampa continua 75

incendia l'aria immobile,

abbatte al suolo

i gracili steli appena risorti;


così velocemente dalla breve

dimenticanza torna l'immortale  80

amore sopito, e assale

l'anima impaurita,

e le immagine temporaneamente distolte

richiama al noto dolore.

Nella seconda parte della metafora, il ritorno di Ermengarda ai pensieri dolorosi per un attimo messi da parte, è paragonato al ritorno degli steli d'erba allo stato di siccità, a causa del sorgere del sole. La notte dunque, di limitata durata, è assimilata al breve oblio.


Libera, o nobile, dall'animo  85

angosciato le passioni terrene;

offri un candido pensiero

a Dio, e muori:

nel suolo che deve ricoprire

la tua giovane spoglia,  90

In questi versi si riprende quanto detto nella terza strofa, e ripropongono il motivo della liberazione dal tormento che è possibile solo nella morte.


dormono altre infelici,

consumate dal dolore; spose private dei mariti

dalla spada dei nemici, e vergini

fidanzate invano

madri che videro i figli  95

uccisi impallidire.


Te discesa dalla colpevole stirpe

degli oppressori,

prodi solo perché numerosi,

che conoscevano solo l'offesa,  100

la legge del sangue, e la gloria

di non aver pietà,


la provvidenziale sventura

ti collocò tra gli oppressi:

muori compianta e tranquilla;    105

muori con i Latini.

Nessuno insulterà

le ceneri prive di colpa.

La sventura provvidenziale è un tema che ricorre anche nei Promessi Sposi; in questo caso consente ad Ermengarda di raggiungere Dio, poiché la sventura l'ha collocata tra gli oppressi.


Muori; e ritrovi la pace

la faccia senza vita;  110

come era allora che non poteva prevedere

di un avvenire ingannevole,

rifletteva solo i pensieri

sereni di una vergine. Così

dalle nuvole squarciate  115

si libera il sole al tramonto,

e, dietro il monte, imporpora

con luce tremolante l'occidente:

al pio contadino rappresenta un augurio

di un giorno più sereno.    120

Quest'ultima strofa riprende il motivo della speranza in un riscatto ultraterreno, in cui il cielo rappresenta una promessa di pace e serenità.


Analisi del testo

successione dei piani temporali

presente (morte) V passato recente (monastero)V passato lontano (matrimonio)

personaggio di Ermengarda: ella è il "doppio" femminile degli Adelchi. La sua fragile anima pura è succube della brutalità del mondo. Ermengarda è la tipica figura romantica della donna angelo, che rivolge le sue passioni ad un amore coniugale, quindi lecito e casto.

il ricordo del marito: nella memoria di Ermengarda le immagini del marito sono legate a scene di violenza e di sangue, proprio perché il suo è un amore impietoso che la sconvolge.

la morte: come per Adelchi, la morte è l'unica soluzione al suo conflitto con la realtà. Ella è ansiosa di trovare nel cielo la liberazione ai suoi tormenti.

la poesia epico-drammatica: è un'innovazione rispetto alla tradizione poetica italiana. Si fonda sulla costruzione dei personaggi, sull'analisi di "individualità oggettivate", mette in scena conflitti drammatici.




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